Facciamo che non te lo dico, che cos’è. Facciamo che una teocrazia oscurantista e sanguinaria, che impicca gli adolescenti e bastona a morte le ragazze con le ciocche di capelli fuori dal velo, e rivendica la missione di distruggere un altro Paese con tutto il suo popolo, un sabato sera spedisce sulla popolazione civile di quel suo obiettivo trecentocinquanta ordigni micidiali tra droni, cruise e missili balistici.
Facciamo che il resto del mondo, salvo un anziano signore che diceva «Don’t» e altri pochissimi, per una decina di giorni prima di quell’attacco era diviso tra quelli che si compiacevano dell’imminente iniziativa e quelli che la giudicavano giustamente inevitabile, visto che si trattava di una risposta al bombardamento di una struttura, inopinatamente diventata ambasciata, che ospitava prominenti miliziani con il diritto acquisito di organizzare operazioni di pulizia da qualche parte, laggiù, diciamo dal fiume al mare.
Facciamo poi che il giorno dopo, quando quella pioggia di fuoco era spenta da un sistema di protezione senza il quale si sarebbero contati morti a decine di migliaia, la pacifica e pacifista osservazione generalizzata si pacificava nella conclusione che non c’era da metterla giù tanto dura, perché con ogni evidenza si era trattato di un innocuo exploit dimostrativo.
Facciamo, ancora, che a quel punto, dopo una interessante nottata trascorsa a guardare i fuochi d’artificio sulla testa di un popolo che, incomprensibilmente, non si godeva lo spettacolo con la stessa spensieratezza, il mirino delle preoccupate requisitorie non punta verso quelli che rivendicano l’attacco, dopotutto un mezzo scherzo, ma verso quelli che non ne hanno apprezzato l’evidentissima portata simbolica e scandalosamente si rifiutano di ringraziare per la giocosa bonomìa di cui sono stati destinatari.
Facciamo infine che uno cerca i motivi per cui succede tutto questo, i motivi per cui la minaccia di sterminio di un popolo già una volta quasi sterminato, una minaccia che non viene da una conventicola di disadattati, ma da ordinamenti statuali e da strutturate organizzazioni terroristiche, è considerata come la cosa magari un po’ sproporzionata, ma insomma c’è e che cosa vuoi farci; i motivi per cui si assiste in quel modo e cioè, quando va bene, con il dovuto disinteresse, a quell’attacco senza precedenti, una cosa che se fosse avvenuta altrove avrebbe generato ben altra angoscia, forse quasi quanto Amadeus via dalla Rai, e via così fino a esplorarli tutti, i motivi, e non trovarne nessuno salvo uno. Che facciamo che non lo dico.