Campioni del Made in Italy Le imprese italiane non si fermano, nonostante tutto

È stato presentato il sedicesimo rapporto annuale “Economia e finanza dei distretti industriali: le sfide green e digitale” di Intesa Sanpaolo, dal quale emerge uno scenario di crescita, in particolare per i settori agro-alimentari e meccanico

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In un periodo di grande turbolenza nella politica internazionale, con guerre in più continenti, elezioni cruciali alle porte e un quadro geopolitico sempre più deteriorato, lincertezza è una costante anche nel mondo economico e finanziario. Dalla fine del 2023, inoltre, la situazione è perfino peggiorata: alle porte dell’Europa è iniziato un nuovo scontro tra Israele e Hamas che, al pari di quello in Ucraina, è tutt’ora in corso.

Eppure in Italia le aziende si dimostrano particolarmente resistenti di fronte a queste difficoltà. Il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo, il professor Gian Maria Gros-Pietro, il Chief Economist Gregorio De Felice e la Responsabile della Ricerca Industry & Local Economies Stefania Trenti hanno presentato la sedicesima edizione del Rapporto annuale che il Research Department della Banca dedica all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali. Ne emerge un quadro confortante sullo stato di salute delle imprese, tutt’altro che scontato.

Il tessuto produttivo italiano ha le risorse per affrontare questa fase complessa, grazie soprattutto a un grande processo di riposizionamento strategico che ha visto crescere gli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e Ict del 29,3 per cento tra il 2016 e il 2023. E questo consente di guardare con ottimismo alla ripresa attesa tra la seconda metà del 2024 e il 2025.

Per il report stati analizzati i bilanci di circa ventimila imprese localizzate nei distretti industriali. Si stima che il fatturato, dopo il balzo registrato nel biennio 2021-22,  sia lievemente aumentato nel 2023 (+0,8 per cento a prezzi correnti), collocandosi abbondantemente sopra i livelli del 2019 (+20 per cento circa a prezzi correnti).

Si tratta di una performance decisamente positiva e superiore a quella delle imprese non distrettuali. Tutti i settori mostrano valori del fatturato maggiori rispetto a quelli del 2019.

Spiccano in particolare i distretti specializzati nella meccanica e nell’agro-alimentare, che anche nel 2023 hanno registrato una buona crescita del fatturato, grazie alle performance ottenute sui mercati internazionali (+7,9 per cento e +4,5 per cento rispettivamente la crescita dell’export).

Nel 2023 l’export distrettuale è rimasto sostanzialmente stabile, confermando i livelli record toccati nel 2022 quando furono superati i centocinquanta miliardi di euro esportati. I distretti hanno saputo superare la debolezza del mercato tedesco cogliendo le opportunità di crescita presenti in altri mercati, come ad esempio, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, il Messico, l’Arabia Saudita, la Cina.

Si tratta di un’ulteriore conferma della straordinaria capacità e velocità di adattamento delle imprese distrettuali che spiccano nel panorama italiano per propensione all’export e capacità di creare valore nel territorio.

Nel 2023, infatti, l’avanzo commerciale dei distretti è salito di altri 4,4 miliardi di euro (+4,8 per cento), toccando la quota record di 94,3 miliardi di euro.

Le attese per il biennio in corso sono positive: è previsto un aumento del fatturato a prezzi correnti delle imprese distrettuali pari all’1,1 per cento nel 2024 e del +2 per cento nel 2025.

Ancora in evidenza agro-alimentare e meccanica. Il primo settore potrà contare su un potenziale di crescita inespresso sui mercati internazionali. Il secondo beneficerà della maggior domanda di beni di investimento attivata dalla transizione digitale e green.

Si rafforza la patrimonializzazione
È proseguito il processo di rafforzamento patrimoniale delle imprese distrettuali: il patrimonio netto in percentuale del passivo è salito sopra la soglia del 30 per cento nei distretti, leggermente superiore ai valori osservati al di fuori dei distretti. Un’originale analisi di lungo periodo sui bilanci aziendali mostra come questa percentuale si sia raddoppiata in vent’anni (era di poco sotto il 16 per cento nel triennio 1998-2000).

Il confronto tra imprese distrettuali attive da più di vent’anni e imprese cessate dopo il 2001 evidenzia poi come le differenze maggiori si osservino soprattutto in termini di grado di patrimonializzazione che, nel quadriennio 1998-2001, nelle prime era salito al 22,2 per cento, circa il doppio rispetto alle seconde.

I divari erano invece più contenuti in termini di redditività, liquidità e crescita, anche a parità di dimensione e settore. Ciò significa che l’accresciuta patrimonializzazione delle imprese rappresenta un’importante protezione contro i rischi geo-politici e le turbolenze presenti nell’attuale scenario macroeconomico.

Maggiori investimenti in rinnovabili ed efficientamento energetico
Sono in crescita gli investimenti delle imprese distrettuali diretti a efficientare i processi produttivi e a potenziare l’autoproduzione di energia. È questa l’evidenza che emerge dall’indagine condotta a novembre-dicembre sulla rete di gestori di Intesa Sanpaolo.

Resta dunque alta l’attenzione ai costi energetici, anche perché, nonostante il rientro parziale delle quotazioni, il quadro resta caratterizzato da incertezza e volatilità.

L’analisi delle bollette energetiche evidenzia che un quarto delle imprese distrettuali tra il 2019 e il 2023 è riuscito a contenere al 4 per cento l’aumento dei pagamenti alle utility energetiche; si tratta molto probabilmente delle aziende più attive sul fronte delle rinnovabili e dell’efficientamento dei processi produttivi.

La spinta del piano Transizione 5.0
Sempre secondo i gestori, la doppia transizione green e digitale è, e sarà, il principale driver degli investimenti in Italia e nei distretti industriali; una spinta importante potrà venire dagli incentivi a favore di Transizione 5.0, che complessivamente prevedono circa tredici miliardi di euro di crediti d’imposta.

Una maggiore diffusione del digitale nel sistema produttivo si può tradurre in un aumento del tasso di crescita potenziale del nostro Pil. Le imprese con investimenti 4.0 ottengono, infatti, vantaggi importanti in termini sia di crescita (+32,5 per cento l’aumento del fatturato tra il 2019 e il 2022, una percentuale doppia rispetto a quelle non 4.0) sia di produttività (pari nel 2022 a settantasei mila euro vs sessantamila euro).

È questa l’evidenza che emerge dall’analisi effettuata su più di duecento imprese localizzate in Emilia-Romagna e nelle Marche e attive anche in settori ad alta intensità distrettuale.

Le priorità dei prossimi anni
Nei prossimi anni potrà dunque proseguire il processo di rilancio competitivo del tessuto distrettuale italiano. Tecnologia e capitale umano continueranno a essere le priorità.

Il cambiamento climatico in corso imporrà poi una gestione più consapevole ed efficiente della risorsa idrica, oltreché un’attenzione particolare ai rischi idrogeologici. Secondo le nostre stime, il quindici per cento delle imprese distrettuali è esposto a un rischio alluvione medio o elevato.

Tecnologia e digitale
Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, la diffusione di alcune tecnologie nei settori ad alta intensità distrettuale è ancora bassa. Se, infatti, è alta la quota di imprese manifatturiere italiane che utilizzano servizi di cloud computing (siamo al 61,2 per cento vs il 46,3 per cento nella media dell’Unione europea), non altrettanto si può dire per l’analisi dei dati (24,3 per cento vs 27,4 per cento), l’e-commerce (15,2 per cento vs 20,8 per cento) e l’intelligenza artificiale (4,9 per cento vs 6,8 per cento).

Tra i settori ad alta intensità distrettuale, spicca soprattutto il settore alimentare e bevande che evidenzia un posizionamento migliore rispetto alla media europea per analisi dati e intelligenza artificiale e un divario contenuto sull’e-commerce. Ritardi maggiori emergono, invece, per il sistema moda italiano.

Attenzione all’ambiente
Il cambiamento climatico imporrà una crescente attenzione all’ambiente, rendendo sempre più prioritaria la transizione green, da portare avanti con un mix articolato di strategie, dall’autoproduzione di energia all’efficientamento energetico, dalla riduzione dell’uso di materie prime all’utilizzo di materie prime seconde, dal risparmio idrico al riciclo-riutilizzo di acqua, dalla riduzione di emissioni atmosferiche al minor utilizzo di trasporti, dal design for recycling al life cycle assessment. È ancora contenuta la quota di imprese evolute su questi temi.

Tuttavia, l’operatività in distretti industriali potrà rappresentare un vantaggio. Si pensi ad esempio alla presenza di esternalità positive nella gestione della risorsa idrica nella fase di approvvigionamento, in quella di raccolta e depurazione dei reflui industriali e nelle pratiche di riutilizzo.

L’omogeneità delle produzioni e delle tecnologie rappresenta, infatti, un elemento che tende a semplificare la gestione aggregata dei servizi. Un contributo potrà poi venire dai rapporti di filiera.

Proprio nei distretti è più alta la ricerca di fornitori che riducono l’impatto ambientale, soprattutto da parte delle imprese medio-grandi, che spesso svolgono funzione di ‘capofila’ e possono, quindi, generare un effetto ‘a cascata’ verso le imprese più piccole, che saranno maggiormente indotte a effettuare investimenti in questa direzione per continuare a essere partner strategici.

Manodopera qualificata cercasi
Le sfide digitale e green possono essere vinte solo se affrontate con forza lavoro qualificata. Soprattutto nei distretti, le difficoltà di reperimento della manodopera sono elevate. Queste criticità vanno superate, anche attraverso il potenziamento degli Its e l’avvicinamento delle università al tessuto produttivo.

I giovani italiani conoscono ancora poco le opportunità offerte dalle tante eccellenze aziendali presenti sul territorio. Anche per questo scelgono molto spesso di emigrare, attratti dalla possibilità di veder valorizzato il merito, fare carriera e percepire alte remunerazioni.

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