I socialisti, quelli veriLa sinistra per Israele prova a contrastare l’antisemitismo nella politica italiana

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«Marco Tarquinio ha completamente sbagliato espressione. Io ho le mie idee e vado avanti. Ci sarà da battagliare». No, quell’espressione adoperata dall’ex direttore di Avvenire nonché candidato del Partito democratico nel Centro Italia – «Israele sta facendo pulizia etnica» – a Emanuele Fiano, anch’egli candidato dem ma nel Nord ovest, non è andata giù per niente. E non solo a lui. Forse potrà fare perdere qualche voto, forse no. Ma certo ha indignato parecchia gente. 

Fiano è tra i leader di Sinistra per Israele, l’associazione che terrà l’assemblea nazionale il 5 maggio al teatro Parenti di Milano. Lui terrà la relazione, interverranno tra gli altri Giuliano Amato e Yair Golan, candidato in Israele alle primarie del partito laburista, poi Lia Quartapelle tirerà le conclusioni. È un momento di battaglia politica, questa assemblea. Per contrastare quel fenomeno che sta prendendo piede ovunque che consiste nel passaggio automatico dalla durissima critica al governo Netanyahu a un sentimento di odio verso il popolo ebraico e l’esistenza dello Stato di Israele. 

«Si attacca il sionismo dimenticando la sua origine socialista»: è uno slittamento che ormai tracima nella sinistra italiana fino al punto di arrivare alla teorizzazione, come detto, della pulizia etnica. «Mi meraviglio come un intellettuale preparato come Tarquinio possa travisare le parole in questo modo. Pulizia etnica corrisponde alla volontà di cancellare un popolo da un territorio, di eradicarlo. Ma nessun leader israeliano ha mai programmato la cancellazione dei palestinesi. Quello è avvenuto in Cambogia, era lo judenfrei. Casomai è nel capitolo sette dello statuto di Hamas che si fa riferimento alla sparizione degli ebrei». 

Fiano ha ben presente che questo clima è figlio della politica di Netanyahu, di quello di spaventoso che è avvenuto e avviene a Gaza, ma «la pulizia etnica è un’altra cosa dalla politica sbagliatissima del governo israeliano. Se non si sta attenti a fare questa distinzione non si rende un buon servizio alla verità». 

L’associazione Sinistra per Israele, che ha raccolto l’adesione di circa millecinquecento persone, tra cui tanti dirigenti e parlamentari del Pd, «ha tolto il tappo – dice Fiano – a una discussione che stava andando in un’unica direzione. Mentre ora serve lucidità e ci vuole la politica. Dopo il massacro del 7 ottobre e la terribile risposta israeliana è venuto il momento di aprire una fase diversa. I militanti della sinistra devono saper mantenere lucidità politica, ripeto questa parola. È una fase delicatissima nella quale gli estremismi ideologici sono un regalo a chi non vuole una soluzione». 

Nella riemersione di antichi pregiudizi anti-ebraici persino la critica senz’appello al governo di Netanyahu viene risucchiata nel gorgo dell’odio verso lo Stato ebraico. Il Partito democratico ha tenuto una linea ufficiale sobria. Ma sull’atteggiamento della base non sapremmo dire con certezza. Tra Tarquinio e Fiano chissà chi sceglierebbe. Averli inseriti entrambi nelle liste è stata una scorciatoia per restare in una specie di limbo. L’assemblea di Sinistra per Israele può servire a provare a uscirne, o almeno a segnalare che c’è un’opzione agli antipodi dell’antisionismo.

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