Cartoline dal VietnamLe famiglie rurali costrette a emigrare a causa del cambiamento climatico

Uno studio dell’Università di Verona ha messo a fuoco il fenomeno delle migrazioni climatiche, ancora troppo astratto nella mentalità occidentale. Al centro di questa storia c’è il riso, attorno al quale ruota l’economia del Paese del sudest asiatico

AP Photo/LaPresse (ph. Hau Dinh)

Secondo un rapporto della Banca mondiale, nell’Asia meridionale i migranti climatici interni potrebbero essere oltre quaranta milioni, pari all’1,8 per cento della popolazione totale della regione. Si prevede che i migranti climatici aumenteranno di un fattore sei entro il 2050, e la percentuale di migranti climatici su quelli interni potrebbe raggiungere il venticinque per cento. 

Il Vietnam è uno dei Paesi più esposti ai cambiamenti climatici, e il suo impatto è notevolmente rafforzato dal fatto che molte famiglie hanno mezzi di sussistenza sensibili al clima. Nonostante la continua riduzione nel corso degli ultimi decenni, la quota dell’occupazione in agricoltura sull’occupazione totale è ancora elevata, circa il quarantaquattro per cento, e l’agricoltura rappresenta ancora una parte significativa del prodotto interno lordo (Pil), circa il venti per cento. Il Vietnam è il quinto produttore di riso al mondo e il riso rimane l’alimento base da cui le persone ottengono il 51,7 per cento delle calorie totali e il quaranta per cento dell’apporto proteico giornaliero. 

Alla luce di queste considerazioni, abbiamo studiato la relazione tra clima e migrazione nelle famiglie rurali del Vietnam. L’ipotesi principale è che le variazioni climatiche possano influenzare drasticamente la vita degli individui, non lasciando loro altra scelta se non quella di migrare. Sosteniamo che il cambiamento climatico influisce sulla produzione di riso, la coltura principale in Vietnam. A sua volta, ciò modifica l’insieme delle opportunità economiche, aumentando il costo del riso per i consumatori e riducendo quindi il loro reddito reale. 

Quindi, questo riduce la produzione per i piccoli proprietari terrieri che vedono un calo del loro reddito e forse una maggiore spesa in fertilizzanti e irrigazione per far fronte alla riduzione della produzione. Infine, una minore domanda di manodopera per i lavoratori coinvolti nella produzione del riso, che porta alla disoccupazione e a salari più bassi. Tutti questi eventi possono portare alla migrazione. 

Per verificare questa catena di eventi, è fondamentale scegliere la misura più appropriata della variazione climatica. Nelle scienze sociali, il cambiamento climatico viene spesso misurato utilizzando i livelli medi di precipitazioni e temperature. Tuttavia, traendo spunto dalla letteratura delle scienze naturali, l’uso della temperatura media può nascondere l’effetto che le temperature hanno sulla crescita della principale coltura coltivata in un Paese. Per esempio, il riso è sensibile all’aumento della temperatura minima (notturna), che ha un effetto negativo sulla sua produzione, mentre l’aumento della temperatura ha un effetto positivo sulla produzione di grano. 

Per questo motivo, usiamo le deviazioni esogene delle temperature minime mensili nella stagione di crescita come strumento di produzione del riso. In particolare, abbiamo verificato che l’aumento della temperatura minima nel mese di giugno, il mese centrale della stagione di crescita, provoca una riduzione della produzione di riso che, a sua volta, ha un impatto positivo sulla propensione delle persone a migrare. 

Nella nostra analisi, includiamo anche alcune variabili che catturano le condizioni socioeconomiche, provenienti dal Vietnam Access to Resources Household Survey (Vahrs), un’indagine sulle famiglie tenutasi ogni due anni dal 2008 al 2016. L’analisi empirica è stata resa possibile grazie alla combinazione dei dati delle famiglie Varhs con il dataset CRU TS4.01 dell’Unità di ricerca climatica dell’University of East Anglia. Questo dataset fornisce i valori mensili di precipitazioni, temperatura minima, media e massima su una griglia geografica di 0,5 x 0,5 gradi.

Questi risultati, scientificamente interessanti perché fanno luce sul legame tra variazioni climatiche, produzione agricola e migrazione consentendo di comprendere come questo fenomeno possa avere un impatto sulla vita delle persone e di prevedere i futuri movimenti della popolazione, hanno anche delle conseguenze in termini di adattamento al cambiamento climatico, incoraggiando l’adozione di colture alternative che potrebbero essere più resistenti alle variazioni climatiche, nonché l’introduzione di politiche ad hoc per sostenere le famiglie più sensibili al clima. 

Roberto Ricciuti è professore associato di Politica economica e membro del Senato accademico dell’Università di Verona

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