Nel 424 a.C il commediografo greco Aristofane mise in scena ad Atene l’opera satirica “I Cavalieri” in cui mise in guardia i suoi concittadini sui rischi della democrazia quando il popolo si lascia persuadere da demagoghi. Per far capire bene la metafora agli ateniesi, Aristofane raccontò la storia di un servo arrogante e manipolatore di nome Paflagone che fa il buono e il cattivo tempo nella casa del suo anziano padrone Demos (popolo in greco) un uomo facilmente manipolabile e suscettibile alle adulazioni. A sua volta però Paflagone viene scalzato da un salsicciaio ancora più cinico, ignorante e ipocrita che entrerà nelle grazie di Demos promettendo cose ancora più irrealizzabili. Ben 2448 anni dopo, l’opera di Aristofane è ancora attuale ma la democrazia occidentale non ha ancora trovato i giusti anticorpi per proteggersi dalle minacce esterne e interne. Oggi i demagoghi si chiamano populisti; non urlano più nelle piazze, ma postano monologhi nei social network. I danni, però, sono gli stessi di sempre.
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