Saranno “voti ombra” quelli degli europarlamentari di Fratelli d’Italia. A differenza di quelli dei polacchi (contrari) e dei belgi e cechi (a favore) che fanno parte del gruppo Erc. A Ursula von der Leyen non servono i voti di Giorgia Meloni, non ha alcun interesse ad aprire ufficialmente, provocando un’emorragia alla sua sinistra, tra i socialisti e i Verdi che, pur non facendo parte della maggioranza, hanno detto che la voteranno. La presidente già indicata dal Consiglio Ue ha 399 voti maggioranza ai quali si dovrebbero aggiungere i cinquantatré dei Green. Una zona di sicurezza sufficiente in un’elezione che il ministro dell’Agricoltura ha definito una «palude» per il grado incertezza in un’assemblea molto ampia. Ed è sempre Francesco Lollobrigida, che notoriamente è di casa nella famiglia Meloni, a dare indicazioni su quale indicazione di voto arriverà dalla premier. Ovvero votare sì senza dirlo.
Proprio ieri Lollobrigida ha detto che negli ultimi mesi c’è stato un cambio di scenario con von der Leyen non solo sull’agricoltura e l’immigrazione, ma che sul Green deal con un approccio «più pragmatico». Questo vuol dire che i Fratelli d’Italia voteranno sì a Ursula, dicendolo esplicitamente? No, grazie, è la risposta dell’interessata che ha tutto l’interesse ad avere, appunto, un “voto ombra” per tenere ferma la sua ampia maggioranza. Non altrettanta grande come quella che ieri ha eletto Roberta Metsola alla presidenza dell’Europarlamento (562 voti) ma abbastanza solida. E allora meglio che i Conservatori procedano in ordine sparso, che Meloni lasci libertà di voto così che nel segreto dell’urna tutto di mescoli e nulla appaia netto. Insomma un po’ all’italiana, una sorta di “convergenze parallele” per usare un’espressione della Prima Repubblica ripresa da Francesca Verderami sul Corriere della Sera.
Del resto già nell’Europarlamento i Conservatori non sono per niente emarginati: otterranno vicepresidenti dell’Assemblea e presidenti di Commissioni. Un posto al sole accanto alla maggioranza ufficiale che li distingue dalla destra dei Patrioti. In più, durante l’incontro con il gruppo dei Conservatori, von der Leyen ha anticipato che intende nominare un Commissario per la sburocratizzava, un tema sul quale Meloni ha molto insistita anche nel suo intervento in Parlamento prima dell’ultimo Consiglio europeo. Non sembra però che i meloniani siano rimasti molto soddisfatti dall’incontro con von der Leyen: chi era presente all’uscita della riunione ha notato volti scuri. Von der Leyen si è limitata a dire che si è trattato di «un’ora intensa».
Ursula non ha interesse a far emergere i voti dei Conservatori, Giorgia tutto sommato neanche per non scoprirsi a destra, perché alla premier interessa un’altra partita, quella del commissario italiano. Deve portare casa per Raffaele Fitto non solo la delega al Bilancio e al Pnrr: sta combattendo per avere una vicepresidenza esecutiva. E qui le cose non sembrano messe benissimo, a meno di un colpo di scena finale.
Ieri si attendeva una telefonata tra von der Leyen e Meloni, ma da Palazzo Chigi non c’è stata alcuna conferma fino a sera. Non è detto che non ci sia stata perché è meglio negare se le cose non vanno per il verso giusto. Ma questa è la partita che si sta giocando a livello istituzionale tra Roma e Bruxelles. Una roulette in cui si dovrà per forza sapere dove si fermerà la pallina. Nella “palude” di Strasburgo invece meglio i “voti ombra”.