Nell’autunno del 2022, migliaia di manifestanti hanno gridato per le strade dell’Iran «Non chiamatela protesta. Questa è una rivoluzione». Era iniziata come una protesta contro la brutale uccisione di una ragazza da parte della polizia, e nel corso del 2022 e del 2023 si è trasformata in un vero e proprio urlo per fare in modo che le cose cambino, una sfida che il regime non riesce ancor oggi ad arginare. Dopo decenni di dispotismo, gli iraniani non hanno ancora smesso di lottare per sé stessi, per la nazione e per il loro futuro.
Non si sono arresi, nonostante le probabilità di vittoria siano così basse che nessuno ci scommetterebbe un centesimo. Prima del settembre 2022 sembrava che l’Iran fosse un Paese stremato. Il quadro economico era deprimente: per quattro anni consecutivi l’inflazione era rimasta sopra al trenta per cento. I giovani facevano fatica a trovare lavoro nei settori per i quali erano qualificati e l’hijab obbligatorio era in vigore da oltre quarant’anni. L’ultima ondata significativa di proteste, alla fine del 2019, è diventata famosa come «Novembre di sangue», un titolo che ha guadagnato notorietà grazie alla morte di oltre mille manifestanti.
Eppure, dopo la morte di Mahsa Amini, gli iraniani sono scesi in piazza, per nulla intimoriti dalle delusioni e dalle sconfitte degli anni precedenti. Il loro coraggio è frutto di migliaia di piccoli atti di resistenza: la cantante di Tabriz che si esibisce nonostante il divieto ufficiale, gli attivisti che continuano a far sentire la propria voce dalle celle delle prigioni, i registi che sfidano la censura e distribuiscono i loro film attraverso circuiti clandestini, senza dimenticare tutte quelle giovani donne, alcune ancora adolescenti, che sono scese in massa nelle strade.
Chi erano queste donne che stupivano il mondo con il loro coraggio, bruciando il velo in pubblico? Le forze di sicurezza iraniane non sono una forza da prendere alla leggera, è gente indurita dall’attività sul campo nelle guerre civili in Iraq e Siria. Dunque, chi era quella gente comune che osava opporsi, mostrando il dito medio alzato alle immagini della Guida Suprema, Khamenei? Da dove venivano?
L’Iran è spesso sulle prime pagine dei giornali, ma le risposte a queste domande non si trovano. I giornalisti occidentali sono più interessati al programma nucleare iraniano, alla partecipazione a guerre per procura in altre parti dell’area mediorientale e dell’Asia e allo sviluppo di missili balistici. Nei casi in cui le proteste hanno avuto copertura stampa, i giornalisti raramente hanno indagato sotto la superficie di una battaglia tra «tradizione» e «modernità», una battaglia combattuta tra gli islamisti della linea dura e i liberali filoccidentali. Questi reportage possono contenere un fondo di verità, ma non raccontano tutta la storia. Gli iraniani hanno ambizioni più grandi e le loro lotte sono più ampie e complesse di quanto non ci dica la vulgata giornalistica più diffusa. Quindi, cosa vogliono veramente gli iraniani?
Questo libro è un tentativo di rispondere a questa domanda. Sono nato nel 1988 a Teheran e appartengo a una generazione di iraniani la cui vita è stata segnata dalle speranze nelle riforme e nel progresso, tutte deluse. Uno dei miei primi ricordi politici è stata l’elezione del presidente Khatami nel 1997: un candidato riformista che ottenne una vittoria schiacciante grazie all’appoggio di giovani e donne che avevano fiducia nel suo programma politico.
Il fallimento di Khatami fu confermato da una lunga serie di sconfitte successive: il Movimento Verde del 2009 contro un’elezione rubata; l’accordo sul nucleare del 2015 e le vane speranze sulla possibilità che potesse aprire le porte dell’Iran al mondo; la serie di rivolte del 2017-2018, del 2019-2020 e infine del 2022-2023. Da allora, ogni movimento di protesta è stato stroncato nel sangue. Avendo lasciato l’Iran nel 2008, ho assistito a gran parte di tutto questo processo da lontano. Ma non ho mai perso il sentimento di solidarietà verso coloro che, nella mia patria, ancora resistono.
Non si tratta di una storia politica vista dall’alto, che ripercorre i flussi e i riflussi della protesta popolare sin dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979. Questo libro vuole essere, piuttosto, una finestra sulle aspirazioni dei cittadini iraniani che rischiano tutto, anche in questo momento, per cambiare le cose, e sui molti decenni che hanno forgiato la loro volontà di agire. Voglio mostrarvi cosa vogliono gli iraniani e perché stanno combattendo per questi obiettivi. Ogni battaglia che metto in evidenza, dalla lotta contro l’obbligo dell’hijab alla libertà di espressione, fino alla protezione del ghepardo persiano, ha radici profonde nella moderna storia dell’Iran. Lo slogan «Donne, Vita, Libertà» unifica tutti questi temi, trasformando le richieste in un programma politico. Nel dipingere un ritratto di questo movimento e nel rendere omaggio ai suoi predecessori, voglio far sentire forte e chiara la voce degli iraniani in un mondo che così spesso li ignora.
Dal settembre 2022, ho seguito gli eventi della mia terra con speranza e trepidazione in ugual misura. Non so cosa ci riserverà il futuro prossimo, anche se ho provato a immaginare a cosa potrebbe assomigliare. La Storia, purtroppo, non sempre si orienta verso un mondo più giusto. I visionari che oggi lottano per il cambiamento potrebbero non vederlo nel corso della propria vita; potrebbero esserci molti altri martiri sotto la bandiera Donne, Vita, Libertà, ma poche vittorie reali.
Il rivoluzionario americano Hal Draper scrisse una volta: «Va da sé, non c’è alcuna garanzia, se non l’onore e la dignità di lottare per un mondo nuovo e migliore, piuttosto che la vigliaccheria di adattarsi con la mente e il cuore a un mondo vile». Con le loro azioni, nel settembre 2022 e in tutte le proteste precedenti e successive, gli iraniani hanno dimostrato di aspirare con questo spirito a onore e dignità. Anche se il movimento attuale dovesse fallire, la fiaccola verrebbe passata di mano in mano e la fiamma non si potrà estinguere. Un Iran migliore rimane l’obiettivo finale, per il quale ogni generazione lotterà.
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Proprietà letteraria riservata
Tratto da “L’Iran in fiamme. Donne, vita, libertà” di Arash Azizi, 17,50€