Engagé a metàL’ottusità degli attori di Hollywood nel chiedere a Biden il cessate il fuoco di Israele

La gente del cinema che ha scritto al presidente americano per proporgli una «immediata de-escalation» ha dimenticato di citare i massacri di Hamas, il 7 ottobre e gli sfollati interni causati dai missili di Hezbollah. Sarà stato per questioni di spazio

Ap/Lapresse

La bella gente di Hollywood che l’altro giorno scriveva al presidente Joe Biden chiedendogli di impegnarsi per una «immediata de-escalation» non ha dimenticato nulla dei numeri che raccontano la tragedia di Gaza: i «più di quarantamila uccisi negli ultimi undici mesi, e i più di novantaduemila feriti». «Crediamo», hanno aggiunto, che «ogni vita è sacra, a prescindere dalla fede o dall’etnia e condanniamo l’uccisione dei civili palestinesi e israeliani». Equanimi, quindi.

E sicuramente, dunque, erano le ristrettezze di spazio a precludere a quelle decine di artisti di menzionare i numeri del carico residuo, cioè quelli degli ebrei ammazzati il 7 ottobre, quelli degli ostaggi trattenuti e assassinati a grappoli dall’innominabile Hamas, quelli degli israeliani – un settantamila – profughi in terra propria perché l’innominabile Hezbollah ha incenerito la Galilea.

Nel reclamare il “cessate il fuoco”, la brochure delle celebrities engagé du côté de chez Intifada ricorda doverosamente che «più dei due terzi» dei residenti di Gaza «sono rifugiati e i loro discendenti sono stati obbligati ad abbandonare le loro case». Ancora ragioni di spazio impedivano agli artisti firmatari di ricordare che gli israeliani – non due terzi: tutti – sono rifugiati e discendenti di rifugiati. E che, se fosse per quelli che gli attori e i registi di “Artist4Ceasefire” non nominano, sarebbero alternativamente ammazzati o ributtati in mare.

Vogliono «la fine del bombardamento di Gaza», gli attori, come Laura Boldrini, Andrea Orlando, Angelo Bonelli, Alessandro Zan e soci quando, imbandierati di arcobaleno, rammostravano cartelli con la scritta “Ceasefire on Gaza now”. Ceasefire from Gaza, from Lebanon, from Yemen e from Iran la prossima volta.

«Salvare vite», scrivono, «è un imperativo morale». Quanta giustizia nell’apoftegma. Avrebbero potuto rivolgerlo – quanto meno anche – agli innominabili che rivendicano di usare i bambini palestinesi «come attrezzi contro Israele». Ma la scelta avrebbe deturpato il nitore di quella deplorazione umanitaria. Una che non ha firmato è Gwyneth Paltrow. Sarà perché è un’ebrea non meritevole, come Ben Stiller e – figurarsi – Gal Gadot. Sinwar non ha firmato perché non lo sapeva.

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