L’avrete visto, tra social e quotidiani anche in questi giorni. È una dinamica che la psicologia chiama “confetti illusion”. Non è un’illusione ottica, ma una particolare caratteristica della percezione. Noi vediamo ogni cosa all’interno di un contesto ed è il contesto a determinare ciò che vediamo. Un esempio: prendete delle arance ancora acerbe e mettetele in una retina rossa. Vi appariranno immediatamente di un bel colore arancio maturo. Il trucco c’è ma non si vede. Quella percezione fa sì che nei supermercati troviamo sempre le arance nelle retine rosse. Chi si occupa di marketing lo ha capito.
Che c’entra tutto questo con la comunicazione? Moltissimo. Quante affermazioni sembrano arance rosse e invece sono verdi? Intervistato (e anche questa parola è illusoria se a fare l’intervista è Elon Musk) su X Donald Trump ha venduto per vero un dato sull’innalzamento dei livelli del mare a causa del climate change del tutto falso, senza neppure preoccuparsi di dire da dove l’aveva preso. Negli stessi giorni proprio Musk rilancia un post in cui Kamala Harris confessa di essere comunista, solo perché ha annunciato di voler prendere misure di controllo dei prezzi! Comunque non lo ha mai detto.
L’intelligenza artificiale in Italia è vissuta ancora come un grande gioco di società, ovviamente non è tenuta a documentare nulla di quello che “genera” come le immagini della Harris che bacia appassionatamente Trump. Per ora si tratta di falsi dichiarati, ma domani quando avremo davanti una immagine come faremo a capire se è vera o falsa? “Confetti illusion” sembra diventata la regola, non l’eccezione.
Il 2024 è anche l’anno in cui le istituzioni sono usate come specchietto per le allodole: in rete e sui social compaiono i video in cui il Governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, invita a investire online duecentocinquanta euro dopo essere stato “scoperto” da Enrico Mentana. Ovviamente è un falso, viene anche citato Musk come il benefattore dietro l’app miracolosa, è un video che spopola su TikTok, non proprio il primo “media” che Panetta e Mentana considerano. Eppure non deve essere così ovvio se a luglio la Banca d’Italia ha dovuto denunciare ufficialmente i video deepfake.
La campagna elettorale americana sarà declinata in gran parte su queste basi. E in Italia non siamo poi così lontani da questa realtà, che non è più soltanto quella della fake news, dall’uso dei dati personali, dalla delineazione dei gusti e degli interessi delle persone, ma da una sorta di accurato mix di tutto questo. Ma alla base di tutto ci sono i dati. È una dinamica che la medicina ha compreso da quasi duecento anni. John Snow invece, raccogliendo a mano migliaia di dati, è stato il padre dell’epidemiologia, un contact tracer ante litteram che dai registri londinesi capì cosa portasse alle epidemie di colera e come si propagava.
Individuò quali e quante persone si approvvigionano da due fonti idriche, una a valle e una a monte degli scarichi nel Tamigi, una priva di filtri e una invece filtrata. Al termine della raccolta dei dati, il suo campione comprendeva circa trecentomila persone. Senza computer, grazie a questa analisi con la mappatura della città realizzò che durante l’epidemia del 1853-54 la probabilità di morire di colera era molto più alta tra chi usava l’acqua contaminata del Tamigi, come dimostrò in un libro uscito nel 1855.
Oggi, mentre viviamo nella società dell’informazione, non può esserci un’informazione sana senza dati da offrire al dibattito pubblico. Partendo da questa consapevolezza NetPolitics, l’associazione che presiedo promossa da esperti, giornalisti, studiosi della politica, comunicatori, ha lanciato un vero e proprio manifesto sull’uso responsabile dei dati. Un manifesto che indica i rischi e i problemi ma anche quali sono le soluzioni perché la comunicazione rispetti gli utenti e semmai gli dia strumenti di conoscenza anche per distinguere tra ciò che è basato sui dati di realtà e di ciò che invece non lo è.
E – sulla base di questi principi – NetPolitics ha promosso una “Summer School” chiamata proprio DataPolis che si terrà dal 18 al 22 settembre a Fano. Abbiamo chiamato molti giornalisti e insieme studiosi della società, della politica e della comunicazione, organizzato vere e proprie lezioni frontali e anche occasioni per esercitarsi laboratorialmente su come gestire una comunicazione, su come usare e verificare i dati se si vuol affrontare seriamente un problema. Perché un’informazione seria, onesta, esatta, è un elemento essenziale per la democrazia. Per i cittadini, che come diceva Luigi Einaudi, «per deliberare devono conoscere».
Programma completo e iscrizioni su netpoliticsaps.it
Valentina Sacchetta è la presidente di NetPolitics