Ieri c’è stato davanti a tutti un plateale diverbio molto acceso tra Marco Bucci e Andrea Orlando, i due rivali per la carica di presidente della Regione Liguria. Una brutta scena. A poco più di venti giorni dal voto i sondaggi li danno testa a testa. Anche per questo sono entrambi nervosi. E se ne comprende il motivo: la piccola Liguria può essere uno snodo di questa prima parte della legislatura.
Una vittoria del centrosinistra in questa regione, come sì è orrendamente scritto, “derenzizzato” dopo il veto di Giuseppe Conte, – contro il sindaco di Genova potrebbe aprire un piccolo ciclo di vittoria, il mitico tre a zero finale, perché un’affermazione di Orlando potrebbe creare un clima positivo tale da far dimenticare le baruffe scomposte di queste settimane e condizionare il voto umbro (quello dell’Emilia Romagna, salvo un terremoto politico, è scontato).
Viceversa, perdere in Liguria confermerebbe quell’aria non buona che da dopo l’estate serpeggia nel defunto “campo largo”, la cui morte è esattamente l’effetto di manovre e brutta politica e al tempo stesso un elemento che non rende il centrosinistra particolarmente attrattivo, sicché anche l’Umbria diventerebbe a rischio.
Il Partito democratico considera ormai sostanzialmente conclusa la guerra su “Renzi sì, Renzi no” con la più salomonica delle decisioni (che non risolve il problema ma lo rimanda): Italia Viva assente in Liguria, “nascosta” in una lista civica in Umbria, presente col suo simbolo in Emilia Romagna. Vedremo nel complesso Renzi come andrà.
Ma è un’incognita anche il Movimento 5 stelle, che vede il rischio di percentuali ridicole ovunque. Ecco perché il Partito democratico non spiccica una parola: attende il massacro altrui. E spera poi che i contrasti nel governo e in particolare le previsioni su aumenti di tasse possano aiutare la sua propaganda.
Certo, se Andrea Orlando non ce la dovesse fare, e magari nemmeno Stefania Proietti in Umbria, la musica cambierebbe. Non che al Nazareno ci sarebbe la rivoluzione, figuriamoci. Ma un po’ di discorsi potrebbero riaprirsi. Sulla linea politica, e su come è portata avanti dalla segretaria e dai suoi fedelissimi. Sì, tra La Spezia e Imperia, Elly Schlein qualcosina si gioca. Come la sua grande rivale: uno zero a tre per Giorgia Meloni non sarebbe certo un balsamo, ma rappresenterebbe una prima incrinatura con il Paese, alla vigilia di un inverno difficile. La Liguria è uno snodo per entrambe.