La Russia non ferma né la sua azione bellica in Ucraina né la guerra non lineare che conduce contro i sistemi democratici. In questi giorni si sono verificate piccole azioni di rappresaglia, scollegate tra loro ma che rappresentano un chiaro segnale anche verso il lavoro che questo giornale compie ogni giorno: atti proditori o reazioni quasi isteriche nel momento in cui comincia a scemare l’impunità nella quale hanno prosperato per anni.
Ad esempio, come abbiamo già raccontato, il Centro Brera, luogo simbolo della tradizione liberal socialista milanese, aveva intenzione di accogliere il console russo di Milano in un convegno dal sapore imperialista e coloniale in cui la parola pace viene usata come orpello per giustificare la richiesta di resa del popolo ucraino. Un tentativo di “normalizzare” la presenza di un Paese che ogni giorno aggredisce in modo criminale un altro Paese libero e democratico, che impunemente provoca morti civili e bersaglia infrastrutture urbane.
Il presidente del Centro, Stefano Carluccio, artefice dell’iniziativa è stato costretto a una marcia indietro che potrebbe rivelarsi una caduta rovinosa: richiamato dalle istituzioni locali (Comune di Milano) ed europee, il Centro Brera con queste iniziative screditanti e offensive per la sua storia e per la città di Milano potrebbe venire sfiduciato dal suo consiglio direttivo oppure perdere la convenzione con cui il Comune gli assegna la struttura di Via Formentini. Ironicamente, al socialista milanese Carluccio è arrivata la solidarietà del Fatto Quotidiano.
Collocare questo raduno del governo russo in un luogo simbolo di molte iniziative pro-Ucraina è senza dubbio il tentativo di irridere un impegno preciso, un tentativo pianificato che è parte di un piano di screditamento complessivo delle istanze e dei movimenti democratici ed europeisti.
Ad animare il fine settimana putiniano ci ha pensato anche il senatore della Lega, Claudio Borghi, componente del Copasir, che è sempre silenzioso quando si tratta di denunciare i legami tra propagandisti russi e istituzioni. Borghi ha preso di mira, con un post su X, lo Spazio Europa di Roma dedicato a David Sassoli, chiedendo se «questi centri di propaganda pagati da noi sono classificabili come ingerenza e tali da invalidare qualsiasi voto a forze più europeiste?».
Un attacco scomposto nei confronti di un luogo gestito dal Parlamento Europeo che è divenuto in poco tempo un punto di riferimento per scuole, associazioni e per la politica stessa. Come si legge dai report dall’ottobre del 2022 (anno di apertura), lo Spazio di Piazza Venezia ha accolto 120.000 visitatori, con oltre 15.000 studenti che hanno partecipato alle simulazioni di seduta del Parlamento Europeo, con il 50 per cento degli eurodeputati che hanno partecipato a eventi almeno una volta, con 14 ministri del Governo italiano che sono intervenuti a iniziative pubbliche. Insomma un luogo di eccellenza in mezzo alle praterie del disimpegno che viene infangato dall’esponente leghista anche in questo caso per le iniziative pro-Ucraina che si sono svolte.
Del post, infatti, preoccupa il richiamo alla decisione della Corte Costituzionale rumena che ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali dopo che era stata scoperta una rete criminale e para militare che ha usato modalità disinformative su vasca scala per influenzare il voto in favore del candidato putiniano Georgescu.
Assieme a queste rappresaglie ibride, c’è da registrare anche un’incessante azione degli utili idioti della propaganda come Al Bano, il quale in diretta televisiva su Rai Uno ha chiamato la corrispondente di Russia 1 (emittente sotto sanzioni) per un saluto al pubblico italiano, e che presto spera di partire per Mosca per cantare a un concerto per la pace.
Mentre Andrea Lucidi si è spostato a fare propaganda putiniana in Georgia, nel paese dove la Russia sta facendo carne da macello dello spirito libero ed europeo del paese caucasico, nella giornata di oggi uscirà a Bruxelles il quindicesimo pacchetto di sanzioni contro le entità russe, che per la prima volta sarà interamente dedicato alla guerra ibrida e alla disinformazione.
Tuttavia sembra che le stanze della Commissione Europea siano infestate da qualche spia di troppo: nonostante il massimo riserbo, infatti, il media russo “Sistema” ha avuto l’intero rapporto dei sanzionati, che poi è stato verificato da Radio Svoboda.
Sarà forse il caso che a Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea, Ursula von der Leyen e Kaja Kallas aumentino la vigilanza per evitare ulteriori fughe di notizie che possano dare vantaggio al Cremlino.