Il buio oltre la siepePerché la paura è l’emozione più fraintesa nella storia dell’umanità

Come scrive Carlo Rinaldi in “Intelligenza sensibile” (Egea), affrontare il disagio e l’incertezza è una delle tappe fondamentali del nostro percorso evolutivo. Solo superando le difficoltà sconosciute possiamo scoprire nuove capacità, trasformarci e progredire

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Paura. L’emozione più fraintesa nella storia dell’essere umano. Millennio dopo millennio ha levigato i nostri sensi per farci sentire il pericolo, ha fortificato i nostri muscoli per farci correre più veloci. Insomma, la paura ci regala tutti i giorni la vita. Ed è qui che si nasconde l’inganno. La paura non è negazione, non è: non puoi far questo. La paura è consapevolezza. Un’alleata che ci sussurra all’orecchio: Vai, ma sii pronto a ciò che potrai incontrare, potrebbe essere diverso da come te lo aspetti. 

La paura ci prepara alla possibilità di affrontare l’ignoto e ci dà una mano per non farci arrivare sprovveduti al momento dell’incontro. Solo che sembra che ci sia stato un radicale cambio di rotta: ora la paura non ci aiuta più a muoverci, anzi non ci ha mai reso così immobili, stanchi e spenti. Adagiati nella nostra zona di comfort, ci stiamo dimenticando che ci sono centinaia di universi pronti a essere scoperti. E ci accontentiamo delle apparenze.

L’evoluzione, in qualunque forma la si voglia considerare, richiede un viaggio, un percorso che deve necessariamente attraversare una zona di disagio. È un passaggio inevitabile, un rito di iniziazione per crescere e trasformarsi. Quando siamo bambini questo concetto è tangibile: per imparare a camminare, dobbiamo prima cadere, sbucciarci le ginocchia, affrontare quel mix di paura e determinazione che accompagna ogni passo incerto; ogni caduta, ogni graffio, è un insegnamento che ci prepara a ballare, a correre, a vivere con gioia e libertà. 

Quando lavoro col coro vedo questo ciclo ripetersi. Quando insegno un nuovo brano non consegno mai lo spartito. Mai. È da oltre vent’anni che è così. È evidente che i coristi si trovano a fronteggiare le proprie incertezze: le note sembrano lontane, le armonie difficili da afferrare e spesso la paura di tuffarsi diventa un ostacolo insormontabile. Ma è proprio in quella zona di disagio, nel momento in cui si espongono e si mettono alla prova, che avviene l’evoluzione. Ed è per questo che ricorderanno per sempre quegli arrangiamenti. Devono permettersi di sperimentare, di sentirsi a disagio, di lottare con le note che sembrano sfuggire. 

È lo stesso percorso che ci ha permesso di camminare: ogni errore è un passo verso il progresso, ogni incertezza è un’opportunità per crescere. Solo attraversando la zona di disagio i cantanti riescono a trovare la propria voce, a scoprire la bellezza di ascoltarsi in armonia con gli altri e a sentire che l’esposizione e la vulnerabilità sono parte integrante del loro viaggio. E nel momento in cui riusciamo ad «accogliere il limite» che cominciano a danzare, a muoverci e la nostra evoluzione incomincia.

Tratto da “Intelligenza sensibile”, di Carlo Rinaldi, (Egea), 144 pagine, 15,11 euro

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