Nella vita bisognerebbe sempre poter guardare al futuro con speranza. La speranza è un motore potente. Anzi è “il motore” per definizione. La speranza dei genitori, quando nasce un bambino, è che stia bene in salute, che cresca sano e la vita gli conceda qualche buona opportunità.
La speranza di un giovane è sempre stata nella sua progettualità, proiettata nel futuro e nella propria capacità di sognare ed impegnarsi affinchè quei sogni possano, almeno in parte, divenire realtà.
La speranza di una anziano potrebbe essere quella di avere una vecchiaia non troppo afflitta da problemi di salute e, soprattutto, non di solitudine.
La speranza di una società, di una collettività, è nella possibilità che essa possa affermarsi come modello sociale e relazionale, attraverso la condivisione di valori comuni, nella possibilità di ciascuno di identificarsi come parte della comunità, ritrovando in essa una parte del sé.
Il voto , elemento essenziale di una democrazia rappresentativa, è esso stesso speranza. E’ forse la sublimazione della speranza di una società.
Ma a Napoli la situazione è diversa.
Non ci troviamo di fronte ad una città che si reca alle urne per scegliere il proprio sindaco, in un ottica propositiva e costruttiva di cambiamento o di miglioramento.
Napoli è da troppo tempo una terra di nessuno, schiacciata sotto il peso del suo passato, della incapacità di decine di amministratori locali, regionali e dei governi nazionali, che si sono avvicendati al potere senza mai porre al centro della propria attività politica ed amministrativa, il bene dei cittadini e della città di Napoli.
La questione dell’ immondizia è la rappresentazione solo esteriore e mediatica di questo fenomeno. Il male che affligge la città è un cancro maligno che affonda le sue radici nelle rocce tufacee che sostengono la città.
Perché si possa consentire che 2-3 milioni di cittadini del comprensorio geopolitico partenopeo vivano come “normalità” una situazione di degrado così profonda, è necessario che il male non sia solo nel virus che lo trasporta, nei malati che sono contagiati ,ma anche nei medici/stregoni che propugnano cure solo rituali e non sostanziali (riti propiziatori elettorali), negli infermieri disattenti e incapaci, nel sistema complessivo sanitario nazionale.
Non entrerò nel merito delle candidature che sono state presentate. Non sono uno che fa politica, direttamente o indirettamente. O in maniera subliminale.
Osservo che le strutture politiche che hanno generato tali candidature, sono da sempre le stesse responsabili della situazione grave attuale della città. Tutte. Da destra a sinistra, nessuna esclusa.
E lo sforzo propugnato nel sostegno a tali candidati è stato davvero infelice e pietoso. Partiti che si sono spaccati a metà su candidati non propri da sostenere, partiti che hanno perso la faccia su meccanismi di democrazia diretta come le primarie, partiti che continuano a fotocopiare l’ immagine personale del proprio leader carismatico invece di impegnarsi seriamente e correttamente in maniera programmatica sul territorio.
E quindi, di fronte a questo scempio propositivo, di fronte alla evidenza che non esiste da nessuna parte politica alcuna intenzione di cambiare alcunché, al di là di programmi e litanie elettorali, mi chiedo, dov’è finita la speranza?