Caccia al tesoroCaro lettore, ti scrivo. E ti spiego perché non sono d’accordo

Un lettore di questo blog ha commentato la scorsa settimana, a proposito del post E se lavorare il primo maggio ridesse vita a una città che si spegne?: "Perchè non rimanere aperti 365 giorni all'a...

Un lettore di questo blog ha commentato la scorsa settimana, a proposito del post E se lavorare il primo maggio ridesse vita a una città che si spegne?: “Perchè non rimanere aperti 365 giorni all’anno?! Se bastasse solo qualche negozio aperto la domenica per ridare vita a Milano…Ma ha una pallida idea di cosa significhi negozi aperti SEMPRE?! Per un lavoratore dipendente l’impossibilità di una vita “normale”, per un commerciante, che non si può permettere dipendenti la morte sociale, per cosa? Per fare shopping o bere un caffe’ anche la domenica?! Ma andare ad una mostra o fare due passi fuori porta no?

Gentile Nando, prima di tutto mi scuso per il ritardo col quale rispondo e ne approfitto per alcune precisazioni.
Capisco il suo punto di vista ma rimango della mia idea, anche perché quello che ho scritto si riferiva in particolare all’occasione di questo primo maggio domenicale, con molte iniziative (dalle manifestazioni dei lavoratori che hanno coinvolto Milano al NavigaMI lungo i Navigli) che hanno riempito la città di visitatori (a proposito, cosa ne pensa del fatto che l’ATM abbia garantito il servizio dei mezzi pubblici solo fino alle 19.30… Chi ha scelto la gita in qualche città della Lombardia o sui laghi e ci è andato in treno, al rientro a Milano qualche problema per tornare a casa potrebbe averlo avuto…).
Credo fermamente che una città come Milano non possa chiudere i battenti come fa oggi quasi completamente nel “settimo giorno” della settimana. E’ desolante e arretrato.
E potrebbe significare nuove opportunità di lavoro, magari organizzando turni, proponendo, perché no, a un ragazzo di fare esperienza (che sia di commercio o di artigianato). Non utopia, ma realtà, della quale le parlo perché l’ho visto accadere in piccoli negozietti nella zona in cui vivo. Artigiani e commercianti che hanno deciso di sfruttare la vicinanza con Corso Buenos Aires (una fortuna, data la quantità di gente che qui si reca nel fine settimana) per tenere aperto, magari solo mezza giornata.

Lei mi scrive che tenere aperto la domenica vorrebbe dire “Per un lavoratore dipendente l’impossibilità di una vita normale“. Dissento, esempio alla mano. C’è una gelateria (non una multinazionale, ma una realtà che appare a conduzione famigliare come diverse altre in città), all’angolo tra Via Spallanzani e Piazza Oberdan, che tiene aperto sette giorni su sette, dal mattino all’una di notte, festivi compresi (sì, anche il Primo Maggio). Come si sono organizzati? Danno lavoro regolare a otto persone, con turni di sette/otto ore a testa e un giorno libero alla settimana, non necessariamente la domenica. Ci lavorano giovani e questo sistema dà modo ad alcuni di loro di fare anche altri lavori per guadagnare due soldi in più o magari studiare. Ed è meno faticoso, glielo posso assicurare, che fare anche solo il cameriere in un ristorante: quello sì un lavoro che può impedirti una vita sociale.
Ci vorrà senza dubbio tempo, ma sono convinto che se queste opportunità venissero sfruttate con raziocinio si potrebbe ridare vita ai quartieri (e i commercianti potrebbero guadagnare, in un momento così difficile).

Le lancio una provocazione: provi a immaginare i negozianti di una strada (facciamo di quindici/venti esercizi, giusto per dire) che si mettono d’accordo e decidono, una domenica al mese, di tenere aperto. Grazie a Internet, ai social network per esempio, questa iniziativa potrebbe anche essere ben pubblicizzata a costo zero.
Sono convinto che la gente normale (le persone che lavorano dal lunedì al venerdì/sabato) un giro in quella strada lo farebbe. Magari prima o dopo essere andata a visitare una mostra.

La saluto e la ringrazio per il confronto
Alessandro

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