Al tramonto inizia in Israele una giornata molto triste e difficile, la giornata dedicata a tutti coloro che sono morti per la creazione dello Stato che sara’ seguita dal giorno dell’ Indipendenza, celebrata secondo la data del calendario ebraico. Dalla piu’ profonda tristezza alla piu’ forte gioia, l’unione degli opposti che crea una componente emotiva molto forte nel paese.
Sono decine di migliaia i morti, tra i combattenti nelle diverse guerre e coloro che sono morti in attentati terroristici, sono i nostri padri, figli, fratelli, vicini di casa. e sono i nostri nemici con altrettanti padri, figli ,fratelli e vicini di casa.
Fuggiti da paesi dove la presenza ebraica non era sempre la benvenuta, volevamo creare qui uno Stato perfetto, con giustizia sociale ed eguaglianza, legandoci al diritto di appartenenza a questa terra, terra dei nostri Padri, vivendo secondo l’etica insegnataci dai Profeti. Volevamo avere finalmente una casa.
Abbiamo accolto milioni di profughi e li abbiamo assorbiti nella societa’; l’esodo ebraico dall’Europa dopo la seconda guerra mondiale, l’esodo dai paesi arabi degli anni ’50, l’esodo dall’Unione Sovietica e piu’ tardi dall’Ex Unione Sovietica, l’esodo dall’Etiopia. Nonostante le enormi difficolta’ incontrate si e’ data a questi milioni di persone una casa ben difesa.
Sforzi sono stati fatti per creare un paese democratico; ma ben lontani si e’ dalla visione di inizio.
Ricorderemo al tramonto le nostre vittime. Il giorno dopo ricorderemo la vittoria sul nemico e le grosse riuscite in campi disparati nella costruzione e nello sviluppo entusiasmante del nuovo Stato.
C’e’ pero’ un gusto amaro al posto dell’entusiasmo che tutti sognavano avremmo dovuto avere in questa stessa occasione. Qualche cosa non ha funzionato. In questo paese quasi nessuno appartenente alla mia generazione aveva previsto una guerra perpetua. Si aveva una certezza che si sarebbe arrivati alla soluzione del conflitto. Che i nostri figli e nipoti e generazioni future avrebbero potuto vivere in pace nella regione.
Errori che continuano a ripetersi da entrambe le parti fanno continuare il ciclo della violenza e portano alla perdita di una visione positiva nel futuro.
La situazione regionale, politicamente non chiara al momento e probabilmente per un lungo lasso di tempo, complica al momento ancor piu’ la situazione, risvegliando timori nei confronti di frontiere la cui sicurezza sembrava essere stata garantita da tratti di pace.
Il giorno della nostra maggior gioia e’ il giorno del loro maggior doglio; in alcuni villaggi arabi, sulle colline di Gerusalemme, si accendono fuochi per ricordare il dolore della perdita dei loro cari.
Riconosco con orgoglio i miracoli fatti da questo paese in poco piu’ di 60 anni nel campo della tecnologia della scienza e dello sviluppo; desidererei vedere un maggior e rinnovato sforzo nel campo della morale e della giustizia.
Al tramonto si sentira’ il suono di una sirena in tutto il paese e tutto si fermera’ per due minuti di silenzio, di ricordo, di rispetto e di ringraziamento verso chi in giovane eta’ ha perso la vita per permettere la vita a tanti altri; senza di loro Israele non potrebbe esistere e saremmo ancora tutti in giro per paesi dove non sempre siamo stati i benvenuti.