Tre sono state le sirene sentite in tutto il paese nelle ultime due settimane. la prima per ricordare il giorno della Shoa’ e le altre due per segnare il giorno della memoria dei nostri caduti, Oggi si conclude questo particolare periodo dell’anno con il giorno dell’Indipendenza. Da domani si passera’ dalle cerimonie colme di emotivita’ alla realta’ di tutti i giorni.
Il paese e’ ora in aspettativa del discorso che Nataniau dovra’ tenere di fronte al Congresso statunitense, discorso nel quale si spera qualcuno riuscira’ a capire quale sia l’esatta linea politica del governo israeliano in merito ai possibili accordi di pace con i palestinesi.
Sembra molto poco probabile che questi accordi vengano firmati nel prossimo futuro. Se per anni le difficolta’ hanno portato ad una situazione di stasi e di non soluzione viabile, nella situazione odierna del Medio Oriente in generale neppure una chiara valutazione della situazione e’ possibile. Si farebbero accordi con un Governo provvisorio palestinese di cui e’ difficile prevedere le intenzioni le quali saranno, per un lungo lasso di tempo, influenzate se non determinate dal risolversi delle diverse situazioni politiche nei paesi limitrofi e del resto della regione.
Se per anni ho spinto i diversi governi che si sono susseguiti in Israele negli ultimi 40 anni ad arrivare ad una soluzione del conflitto, ritengo che questo momento storico impone di aspettare per poter avere una piu’ chiara visione della situazione regionale. Quando si sapra’ quali saranno le forze e le strutture politiche che prenderanno il potere nei diversi paesi intorno a noi e si potra’ valutare quale sara’ la loro posizione politica nei confronti di Israele e della Palestina solo allora si potranno firmare accordi che abbiano riscontro nella realta’.
Non e’ fantapolitica pensare alla possibilita’ di dover avere a che fare con un califfato e non piu’ con singole entita’ nazionali.