Cara Natalia Aspesi,
ammetto di non avere mai amato troppo il suo modo di scrivere. Ma questa volta mi tolgo il cappello e abbasso la testa, dopo aver letto il commento apparso oggi sul sito di Repubblica intitolato “Se questa è una moderata”. Argomento (come poteva essere diversamente?) l’attacco di Letizia Moratti contro Giuliano Pisapia di ieri davanti alle telecamere di Sky.
A colpirmi sono state le frasi che hanno chiuso il suo pezzo e che descrivono il mio pensiero meglio di come avrei potuto fare io stesso. Permettendomi di ribattere quelle parole in questo post, la ringrazio.
Alessandro
“…Era la prima volta che i milanesi sentivano parlare di Milano, il che pareva addirittura stravagante, pur trattandosi, per il 15 e il 16 maggio, di elezioni amministrative, cioè dell’elezione del sindaco. Della Moratti. Di Pisapia, non di Berlusconi. Ma poiché gli italiani non possono mai occuparsi di se stessi, dei loro problemi, della loro vita, e nel caso dei milanesi, della disoccupazione, della mancanza di case, delle strade dissestate, della sicurezza in periferia, della solitudine che attanaglia tutti, ma solo del premier, soprattutto questa volta non sono chiamati a decidere se questo sindaco ha amministrato bene, o come capita ovunque esista la democrazia, si può provare a cambiare. Noi disgraziati cittadini siamo chiamati a votare soprattutto pro o contro la magistratura, pro o contro il premier. Ci derubano della nostra città, della nostra quotidianità, di noi stessi. Non contiamo nulla. Forse la pessima figura che ha fatto la Moratti potrà aiutare i milanesi a capire, e come dice Pisapia, a voltare pagina. A non accettare più, oltre alla pessima amministrazione, anche certi metodi politici infamanti e indegni. A sognare di nuovo che Milano torni ad essere la capitale morale del Paese”.