Il Medio Oriente e’ una polveriera e il problema Israelo -Palestinese e’ quello che potrebbe farlo scoppiare ad ogni momento.
Questa e’ una frase che il pubblico di tutto il mondo ha letto e riletto e sentito nei telegiornali di tutte le reti televisive per anni.
Il mondo e’ stato convinto di questo come un dato di fatto indiscutibile.
Senza darne una ragione valida, senza una spiegazione del perche’ , questo e’ stato recepito come il fulcro dei problemi di milioni di cittadini di decine di nazioni.
Gli eventi di questo ultimo mese in tutta la zona Medio-Orientale dovrebbe far pensare al pubblico di essere piu’ critico nei confronti dei media e di valutare le situazioni politiche in base alla logica e non agli slogan facilmente seguiti dalle folle.
Osservando la mappa della zona oggi si puo’ chiaramente notare che dal Magreb all’Iran quasi ogni paese ha una popolazione scontenta ed in rivolta per questioni di mancanza di liberta’ e di prezzi del cibo e di altri beni di prima necessita’, causata principamente dalle dittature che arrichiscono sempre piu’ una fascia molto ristretta della popolazione lasciando il resto in assoluta miseria. Gli interessi per mantenere il controllo occidentale sulla regione hanno dato la possibilita’ a questi dittatori di mantenere il potere a tempo illimitato e di cercare di canalizzare qualsiasi tipo di agressivita’ dirottando l’attenzione sul problema Israelo-Palestinese, che diventa il capro espiatorio.
Senza con questo sminuire l’impellenza di una soluzione al problema e la necessita’ della fine dell’occupazione israeliana sulla Cisgiordania e ad accordi di pace,in mezzo a questa mappa geografica di malcontento e di rivolte popolari si nota un’isola stranamente tranquilla, quella di Israele e dell’Autorita’ Palestinese. in questa zona la situazione economica e’ di gran lunga migliore di tutti i paesi in rivolta. La liberta’ nella zona dell’Autorita’ Palestinese e’ limitata dall’occupazione ma comunque maggiore che nei paesi limitrofi.
Nonostante i tycoon che controllano le due economie non si arriva a disparita’ economiche tra ricchi e poveri che si riscontrano invece nel resto della zona Medio- Orientale
Contro ogni aspettativa, nella mancanza totale di un miglioramento delle posizioni politiche per risolvere il conflitto, nella situazione di stasi nel “processo di pace” non e’ da qui che e’ scoppiata la polveriera, bensi’ dai problemi interni di ogni singolo paese, resi piu’ pubblici e conosciuti dall’uso di mezzi elettronici e discussi sulla rete dalla nuova generazione.
Durante la rivolta in Tunisia, Israele non appare. Nella piazza del Cairo pochissimi slogan anti israeliani sono stati sentiti. Una delle importanti sinagoghe del Cairo e’ stata danneggiata e vi e’ stata razzia, ma non per il fatto di essere legata agli ebrei o a Israele ma per il fatto di essere una delle istituzioni protette dalla polizia. Quindi un attacco alla polizia e non a Israele.
In Yemen, Irak, Libia e Iran dove si sta espandendo la macchia d’olio per la liberta’ e la democrazia, Israele non e’ menzionato se non in alcuni casi sporadici.
Purtroppo una situazione regionale cosi’ poco chiara potrebbe essere strumentalizzata e l’aggressivita’ potrebbe venir rivolta verso la solita scusa, la solita motivazione artificiale usata durante gli ultimi decenni, Israele.
Questo provoca nervosismo e comunque preparazione a qualsiasi tipo di svolta politica che potrebbe rappresentare un pericolo militare per il paese.
Lo prova la scelta affrettata del nuovo capo di Stato maggiore dell’IDF.
La minaccia di Nasrallah, leader dei Hisbollah in Libano, di attacco alla Galilea e le dichiarazioni di ieri del Ministro della Giustizia giordano che definisce Israele un paese terrorista e nemico sono forse tentativi locali per dirottare l’attenzione delle popolazioni locali dagli eventi nei paesi arabi limitrofi.
Qusti eventi inaspettati delle folle musulmane all’interno dei loro propri paesi dovrebbero fare rivalutare al pubblico occidentale il valore di uno slogan che e’ stato usato e riusato per coprire i reali problemi medio orientali.
La polveriera e’ scoppiata senza nessun legame politico o ideologico al conflitto Israelo-Palestinese.
C’e’ speranza che questo non venga dimenticato e che risolta e passata la presente crisi regionale, il mondo non ritorni ad uno slogan che evidentemente aveva una sua funzione propagandistica ma ben lontano dalla realta’.