Club HouseTacchi a spillo, palla a spicchi e affari ovali

La scorsa settimana sono accadute alcune cose. Tipo: Jacques Brunel ha firmato e dopo i Mondiali sarà il nuovo allenatore dell'Italia del rugby. Ma è successo dell'altro, ad esempio, in Inghilterra...

La scorsa settimana sono accadute alcune cose. Tipo: Jacques Brunel ha firmato e dopo i Mondiali sarà il nuovo allenatore dell’Italia del rugby. Ma è successo dell’altro, ad esempio, in Inghilterra: dove la Rugby Football Union ha ingiaggiato una manager con i tacchi a spillo e che prima di essere chiamata ad occuparsi di palla ovale, si occupava di palla a spicchi. Quella targata NBA. Abr di Right Rugby spiega bene la vicenda.

La notizia più importante nel mondo del rugby di questi giorni, il trasferimento più clamoroso non è quello di James Hook, Andy Powell o Jacques Brunel: è l’annuncio da parte della Rugby Football Union inglese del reclutamento di Sophie Goldschmidt (nella foto).
Chi è costei? E’ una manager che ha iniziato la sua carriera alla Adidas, poi s’è occupata di sponsorizzazioni alla Women’s Tennis Association (WTA) rendendola quasi più seguita e remunerativa della controparte maschile, per ricoprire negli ultimi anni la posizione di Senior VicePresident for Europe della National Basketball Association, dove è stata protagonista dell’espansione della regular season del campionato NBA nel Vecchio Continente (Londra, Madrid, Milano etc.).
Cosa farà nella Rfu? Sarà il Chief Commercial Officer della Federazione. Si avete letto bene: vendere. La Union diretta dal nuovo John Steele ha un Direttore Commerciale di prestigio – probabilmente molto ben pagato. Nota bene, dopo aver tagliato cadreghe “politiche” come il Director of Elite Rugby occupata da Rob Andrews.
Il messaggio chiaro e forte del “ristrutturatore” delle Federazione Rugby di gran lunga più importante del Mondo è, meno politica e pippe davanti ai taccuini, più “facts”. Il rugby è un prodotto – con buona pace di quelli che “lo sport è tifo e passione” – e come tale va venduto: al pubblico, alle Istituzioni, alle televisioni.

Non è solo questione di cappellini e magliette: di mezzo e in primis ci sono opere architettoniche come gli stadi, definibili come “fabbriche di eventi”, con tanto di impiegati e operai (la Rfu possiede Twickenham). Notare che Oltralpe il 60% degli incassi anche al calcio arriva dagli stadi, con ristoranti e merchandising incluso, mentre in Italia l’80% delle entrate è “extra”: contributi federali e/o tv (nel calcio). E gli stadi son pisciatoi pubblici, la polizia all’ingresso (delle partite di calcio) ti requisisce la bottiglietta di plastica ma non la droga, al posto dei ristoranti c’è il furgone del pan unto con la porchetta, il merchandising è sminuzzato tra senegalesi che piazzano la sciarpe tarocche e la mafia cinese che le importa in nero.
Nei Paesi più svegli a noi vicini (Francia, UK), chi gestisce il rugby o il calcio non s’illude di poter campare solo sui fanatici o sulle tv. Per avere un “prodotto” fruibile, godibile e di alto livello, si punta sull’appeal di campionati e partite, da cui parte tutto: il richiamo allo stadio delle famiglie, la vendita dei biglietti e dei diritti televisivi; non il viceversa del più sei in tv più vacche si vendono, come par pensare qualcuno quaggiù.
Di conseguenza arriva la necessità di attrezzarsi con personaggi in grado di allestire marketing strategy efficaci, con analisi costi-benefici, finalizzati ad espandere contatti, sponsor, spettatori. Questo fa un Chairman che abbia a cuore la crescita del suo “prodotto”, pensa al business, mentre a reclutare allenatori – o meglio, a confermar l’ingaggio se hai in casa uno dei più rinomati – ci pensi chi ne ha le competenze.

Invece qui da noi ci si interroga sgomenti e si lanciano pensose e bene informate “bombe” su chi saranno i collaboratori di Jacques Brunel. Il quale peraltro deve ancora passare le Alpi visto che inizierà a Novembre. Non è solo il calcio ad essere arretrato, dev’essere una questione di livello complessivo.
Del resto, se altrove si parla di Marketing, da noi la Fir ha ancora la “Sala Stampa”. Par di sentire il rumore delle rotative, il brrring dei telefoni in bachelite nera, il ronzìo del fax, l’attesa per l’emissione del “Comunicato Stampa ufficiale” fresco d’inchiostro …
Da una parte ci si struttura per il business perchè coi soldi può costruire e fare iniziative; altrove invece si pensa solo a mantenere le solite mani salde sul volante, anche se l’ auto è sempre più vecchia e scassata. Prendendosela coi passeggeri perchè si portano appresso troppi bagagli “stranieri”. La macchina funziona sempre peggio? Guarda, hanno appena cambiato meccanico: questo nuovo farà miracoli, vedrai. Nel calcio funziona così, no-o?

Torniamo alla Sophie Goldschmidt che è meglio: se volesse puntare all’espansione del mercato Premiership come fece con la Nba, lasci perdere i Paesi del Golfo (la gara di Anglo-Welsh Trophy dell’inverno fu un flop) e porti un paio di partite della Premiership a Torino, Genova, Bologna, Firenze o Roma (a Milano non c’è il campo adatto) o anche più a Sud … Sarebbe un bel godimento, soffiare mercato potenziale a quel prodigo dormiglione franco-algerino patròn del Tolone, il quale oltre a Marseille non riesce a vedere.

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