Una breve visita in Italia durante questa ultima settimana mi ha fatto ripensare alla mia decisione di esattamente 44 anni fa che mi ha portato a trasferirmi in Israele. Ritorno e valutazione del passato non sono cosa rare nelle persone anziane.
Allora , il 7 Giugno del 1967 partii per la paura che qualche cosa potesse accadere alla parte del popolo ebraico che viveva nel nuovo stato sionista, piena dell’ingenuita’ dei vent’anni e dalla paura che l’antisemitismo che aveva cosi’ duramente colpito la generazione dei miei genitori avrebbe potuto ricrearsi, rinascere ed agire nuovamente in Europa, in un futuro.
Oggi non viene chiamato antisemitismo ma antisionismo.
La manifestazione prevista a Milano alla meta’ di Giugno contro la settimana dedicata ad Israele, l’effige di Shimon Peres a Torino con la stella di Davide colpita dalle scarpe, con un aggiunta grottesca di un articolo sul Corriere della Sera su rabbini israeliani che hanno lapidato un cane ( il titolo e non i contenuti dell’articolo), il tutto nel giro di pochi giorni ha provocato un rafforzamento della mia decisione giovanile, nonostante tutto.
L’appoggio dato ai profughi palestinesi che negli ultimi tempi hanno cercato di varcare le linee di armistizio e le frontiere per tornare a “casa” loro ci fanno intravedere la deligittimazione dello Stato d’Israele.
Se la zona contesa e’ casa dei palestinesi, se e’ legittimo e da appoggiare un movimento di 4.500.000 di profughi (secondo le cifre date dai palestinesi) di ritornare in Palestina mettendo in atto la visione di Arafat: “ cammineremo verso la Palestina”, Israele non puo’ esistere.
E’ legittimo uccidere in Libia, Egitto, Irak, Afganistan Barhein, Siria ed in molti altri paesi al mondo; l’unico che non sembra avere questo orrendo e macabro privilegio e’ l’esercito dello Stato d’Israele.
Uccidere e’ permesso a chiunque altro tranne a chi ha il diritto storico di rimanere sempre una vittima voluta.
Il tentativo verbale di fare un paragone tra la Shoa’ e la situazione creata dal conflitto israelo-palestinese fa capire quanto le proporzioni non vengano prese in considerazione quando si parla di ebrei.
Tutti i popoli arabi hanno diritto a rivolta violenta per decidere del proprio destino, i paesi europei hanno diritto di riattivare sfacciatamente il colonialismo;
il diritto di ottenere benefici attraverso la guerra non e’ permesso allo Stato d’Israele, non e’ permesso agli ebrei.
Gli eccidi nel resto del mondo passano spesso quasi inosservati ma se l’esercito israaeliano impedisce con la forza a chi vuole distruggerlo di entrare all’interno del paese i media si schierano con la non violenza.
La violenza e’ permessa agli altri, non agli ebrei.
La primavera araba che ha provocato negli ultimi mesi migliaia di vittime viene accolta dall’Occidente come un fattore positivo nella gran parte dei casi. Per lo piu’ senza profonda conoscenza del terreno, dei costumi, del pensiero e del sistema di vita medio-orientale si giudica senza analizzare in profondita’ e senza attendere reali cambiamenti e risultati.
Aumenta invece la critica negativa nei confronti di Israele.
E’ un dato di fatto che i palestinesi non desiderino soltanto formare un loro stato nei territori occupati da Israele dal 1967 ma che rimettono in questione la Partizione della Palestina.
E’ un dato di fatto che i palestinesi ritengano lo stato ebraico l’ultimo baluardo del vecchio colonialismo, simile al Regno di Gerusalemme del periodo crociato.
E’ un dato di fatto che la costituzione dello Stato d’Israele sia stato sin dall’inizio un interesse occidentale per mantenere la possibilita’ di intervento e di controllo nella zona medio-orientale
E’ un dato di fatto che lo Stato d’Israele possa esistere solo a risultato di attivita’ belliche ripetute.
Tutto cio’ viene dimenticato, confuso da una sottile propaganda piena di slogan che nasce da un sentimento antisemita endemico dell’Europa.
Se coloro che fnno parte di questi movimenti europei, sia all’ovest che all’est, di boicottaggio di Israele, boicottaggio culturale, accademico, artistico economico e di immagine pensano che le loro azioni portino beneficio al popolo palestinese e ai fratelli arabi di tutta la regione ebbene si sbagliano di grosso.
Tutto cio’ non fa che rinforzare la necessita’ per il popolo ebraico ad uno stato proprio, stato che non puo’ che usare gli stessi mezzi permessi agli altri popoli nella zona ed alle forze armate europee che si permettono ancora di intervenire dove ci sia per loro convenienza.
Antisemitismo crescente in una parte della comunita’ internazionale non fa che rinforzare Israele, di ridargli nuove forze, di rinvigorire la nuova generazione e di prepararla alle future guerre che comunque ci saranno, e di lasciare perplessa anche una parte del paese che per decenni si e’ battuta per la pace.