Canottiere, scollature, minigonne, pantaloncini corti. No, il problema non sono più gli abiti succinti, bensì l’abbigliamento troppo mascolino. Si fatica a credere, ma le ragazze che indossano abiti unisex, che amano orologi e profumi maschili o ancora che portano i capelli corti rischiano grosso. Anche il carcere. Le chiamano “boyat” o “batch”. Secondo il dizionario inglese, “coloro che si atteggiano in maniera eccesiva ed esageratamente mascolina. Termine usato specialmente per lesbiche e gay”.
Poliziotti in borghese girano per i centri commerciali e fermano le ragazze sospette (soprattutto studentesse), che portano t-shirt, pantaloni larghi, scarpe da ginnastica, giubbotti o che camminano in maniera poco femminile. Secondo la polizia tutto ciò viola la morale del Paese: le ragazze vengono portate in Questura e ammonite. Vengono quindi convocati i genitori per metterli in guardia e intervenire sull’educazione delle loro figlie, “per proteggere la reputazione delle ragazze” ha dichiarato un alto ufficiale della polizia. Se provano ancora a vestirsi come “boyat”, la tolleranza è zero: stesso trattamento per gli omosessuali, e cioè carcere (e talvolta anche pena di morte), secondo quanto previsto dalla legge della Sharia. “Queste ragazze sembrano uomini – ha detto ancora il funzionario – e potrebbero avere desiderio sessuale per altre donne”.
In realtà si tratta di una semplice moda tra le giovanissime, che non ha nulla a che vedere con l’omosessualità. Un modo per affermare se stesse e magari anche la propria sessualità: una fase che attraversano gli adolescenti di tutto il mondo. Ma da queste parti non è concesso e il capo della polizia ha chiesto l’intervento del Governo, puntando il dito anche contro le scuole miste (e cioè quelle internazionali) che sono nate a Dubai negli ultimi anni. Intanto un inquietante gruppo facebook dichiara morte ai boyat negli Emirati e sostiene esplicitamente che le ragazze mascoline dovrebbero morire tutte: il loro motto é “Show people how much u hate boyat female Uae”.