La notizia la riporta il Wall Street Journal e allora la fonte è quanto mai sicura: “Il Texas è cresciuto di 265.300 nuovi posti di lavoro, sul totale dei 722.200 a livello nazionale, ed è quindi di gran lunga più avanti di qualunque altro Stato. Lo Stato di New York è il secondo con appena 98.200, la Pennsylvania è terza con 93.000. In nove Stati sono stati creati meno di diecimila posti di lavoro, mentre Maine, Hawaii, Delaware e Wyoming crescono di meno di mille. In diciotto Stati i posti di lavoro, da quando è iniziata la ripresa, sono diminuiti. […] La California, che pure è lo Stato più grande, ha perso11,400 posti” (via Alessandro Tapparini).
Leggi Texas e pensi ai Dallas Mavericks che domenica hanno festeggiato la storica vittoria, la loro prima volta da campioni NBA, chiudendo la serie sui Miami Heat 4-2 con il colpaccio in trasferta al primo match point a disposizione. Squadra tosta, i Mavs, indomita, tenace nello stare al passo dei Big Three prima di mettere la freccia e superarli. Leggi California e pensi ai Los Angeles Lakers, trafitti 4-0 dalla truppa di coach Rick Carlisle nel secondo turno di playoff. Leggi Texas e pensi ai repubblicani, leggi California e pensi ai democratici. E inevitabilmente a Obama: “Eppure, l’essenza della “Obamanomics” è di rendere l’America meno come il Texas e più come la California: con più intervento statale, più i sindacati, più pianificazione centrale, tasse più alte. Che sia il primo ad aver aggiunto il 37% dei nuovi posti di lavoro degli Stati Uniti suggerisce che si tratti di un errore epocale”, si continua a leggere nell’editoriale del WSJ.
Hanno atteso cinque anni per la rivincita quelli di Dallas, una traversata nel deserto abitata dagli spettri e dagli incubi: nel 2006 conducevano la serie sugli Heat si Pat Riley 2-0 prima di cadere nel vortice.
A Cleveland (città andata in bancarotta, a proposito di numeri) hanno pure goduto perché uno dei quotidiani locali se n’è uscito il giorno dopo con il volto sciupato di LeBron James, rimarcando come l’ex Cavs sia rimasto senza titolo, un’altra volta. È il destino di quelli forti: una fila di gente fuori dalla porta di casa in attesa di rinfacciarti la sconfitta.