Stealing the light“Italians are better than their Prime Minister”: Marco Travaglio alla London Metropolitan University

Il primo pensiero che viene alla mente guardando la reazione del pubblico in sala alla London Metropolitan University all'ingresso (in abbondante ritardo) di Marco Travaglio è: "nemo propheta in pa...

Il primo pensiero che viene alla mente guardando la reazione del pubblico in sala alla London Metropolitan University all’ingresso (in abbondante ritardo) di Marco Travaglio è: “nemo propheta in patria”. Poi, però, sopraggiunge un certo senso di imbarazzo per gli applausi sconfinati, le urla quasi isteriche, le acclamazioni esagerate…perchè qua non stiamo parlando di nessun profeta, in fondo.

Faccio parte di quella schiera di italiani che se n’è andata; nemmeno troppo per questioni politiche (anche se quelle possono aver avuto un effetto catalizzatore), ma – semplicemente – perchè ho sempre voluto farlo e spero di rimanere qui, nel Regno Unito, forever and ever amen. Suppongo che una buona parte della gente che mi circonda – platea composta al 99% di connazionali – non la debba pensare poi troppo diversamente; perchè si fa un gran parlare della voglia di cambiamento e della voglia di ricostruire il paese e di come “i giovani” (categoria misteriosa con cui noi Italiani indichiamo anche gli ultra-trentenni) vogliano avere più spazio. Ma, alla fine, decidiamo di emigrare e non sono troppo convinta che la maggioranza di queste persone baratterebbero il loro starsene qua per tornare sul disastrato suolo natio.

Ma l’apparizione di Travaglio è un evento, non lo si può negare. Non raro (ha già in precedenza fatto la sua entrata trionfale nella City), ma a cui voglio assistere, se non altro per vedere cosa di nuovo si riuscirà a tirare fuori. E – senza intenti polemici – la risposta è: niente. Travaglio è un personaggio affascinante, intelligente, brillante; dopo una fase di riscaldamento entra nel vivo e fa il suo show in maniera impeccabile; ma è sempre il solito show, raccontato ad un pubblico di persone a cui piace guardare da lontano. Quanti di noi avranno votato alle ultime elezioni?

Le verità su Berlusconi ormai si conoscono, e l’intervento di John Prideaux (autore di un reportage sull’Italia apparso sull’ultimo numero dell’Economist, quello dal titolo a doppio senso “The man who screwed an entire country”) conferma che anche all’estero ormai sanno tutto di noi. Possiamo continuare con le barzellette, sgranando gli occhi per le storielle sul bunga bunga, indignandoci (col sorriso) per i privilegi del nostro Presidente…ma il tutto finisce per sembrare un’infinita replica di un editoriale per Annozero e – dopo 45 minuti di monologo – presi da leggera esasperazione, c’è da provare quasi empatia per quel vecchio burlone di B.

Ci sono stati alcuni punti maggiormente degni di nota nell’intervento di Travaglio: il ricordare come gli Italiani siano sempre pronti a voltare le spalle (WW2 docet), cosa che di solito non non ci piace mai troppo ricordare, i dati sulla (stimata) influenza delle TV del 5-6% sul totale dei voti raccolti da Berlusconi, e la netta presa di posizione sul caso Battisti. Come si può pretendere – dice Travaglio – che all’estero abbiano una considerazione elevata del nostro sistema giudiziario, se il nostro stesso premier non fa che denigrarlo?

Ma – aggiungo io – questo è un meccanismo che si applica in generale a tutto il nostro paese ed a tutti noi Italiani: far sentire al mondo che si è consapevoli degli errori della propria classe politica e che si invoca un rinnovamento è un bene, specie se la libertà di parola a casa propria è limitata, ma allo stesso tempo rimane il rischio di alimentare anche una visione negativa….specie se si ammette candidamente che l’alternativa a Berlusconi, in realtà, non c’è.

La sessione si conclude poi con una discussione stile “think tank” dove cercano di trovare spazio anche gli altri presenti – Caterina Soffici, Stefano Citati, Andrea Valdambrini – rispondendo a domande dalla sala ed inviate tramite la pagina Facebook dell’evento: i politici in Italia obbediscono ai cittadini o a “poteri occulti”? Le nuove tecnologie salveranno la democrazia? Il dibattito non è dei più stimolanti e forse anche l’ora ormai tarda non gioca a favore.

L’intento è buono: quello di ricreare una comunità attiva anche tra gli espatriati, quello di mantenere vivo un orgoglio nazionale, quello di ascoltare contributi internazionali, confrontarsi e…pensare. Forse, però, alle volte la buona intenzione non basta.

“Italians grow faster than Italy does”, dice un sorridente Prideaux con tono ottimista; ma la disillusione verso il futuro del mio paese non è ancora svanita.

Potete vedere il video integrale dell’intervento di Marco Travaglio qui:
http://www.youtube.com/watch?v=mU_2r0nSByY

Video © Lorenza Frigerio

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