La primavera italiana è passata come un fiume in piena attraverso i referendum. E lo ha fatto nel modo più intenso, con l’opinione espressa dalla maggioranza dei cittadini su temi fondamentali per la loro vita: beni comuni, ambiente e diritti.
Qualcuno si chiedeva fino a pochi giorni fa, dove fossero i cittadini italiani, dove fosse il desiderio di rivalsa che animava l’altra sponda del mediterraneo, dove l’indignazione che portava nelle piazze gli ‘indignados’ spagnoli.
Chi se lo chiedeva non si rendeva veramente conto fino in fondo della forza dirompente di una rivoluzione che era già iniziata da un pezzo: aveva attraversato internet e i social network, era passata nelle piazze d’Italia, aveva preso il volto degli studenti in corteo, delle donne e degli uomini, dei giovani e dei precari e di migliaia di manifestanti in giro per l’Italia. Era un fiume in piena che, passato attraverso le amministrative, puntava al referendum come massima agognata realizzazione della volontà popolare, come piena espressione della sua vera essenza, come una foce attraverso la quale far fluire tutta la portata della sua forza democratica.
Questa voglia di democrazia che montava ha sorpreso tutte le parti politiche, anche quelle che ne sono uscite premiate, perché è stata un’onda che è venuta dal basso e ha travolto le vecchie stanze polverose della politica, con i loro tavoli cadenti attorno ai quali vecchi uomini trovano vecchi accordi per fare in modo che nulla cambi e tutto resti uguale, dove non si nominano i problemi e si stampano grassi volti su manifesti da affiggere ancora e ancora sulle strade dei nostri centri storici.
La politica dei cittadini oggi passa invece solo per le idee e per i fatti. Nulla passa più in maniera acritica, i trucchi non funzionano più. Ogni parola, ogni frase, ogni decisione, viene scandagliata, discussa, capita. E solo chi sa interpretare e rappresentare questa nuova reale attitudine viene premiato. È la politica ne suo senso più puro. Tutto il resto è parte di un discorso privo di argomenti, non esiste più. Tra i cittadini connessi in rete non c’è spazio per parole vuote, c’è troppo di cui occuparsi e troppo poco tempo per ascoltare chi non ha nulla da dire.
La politica per i cittadini in rete ormai è solo sostanza. E chi non lo capisce non ha capito molto di questo cambiamento.