Dal 2012 gli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate sui mercati regolamentati dovranno essere occupati per un quinto da donne, e a partire dal 2015 la proporzione salirà addirittura a un terzo. Così ha stabilito la legge approvata oggi alla Camera con una maggioranza plebiscitaria di 438 sì, 27 no e 64 astenuti.
La normativa prevede inoltre la diffida della Consob e sanzioni, da centomila euro a un milione, per le società che non rispetteranno i termini della disciplina entro i tempi previsti. Gli statuti societari dovranno infine a loro volta adeguarsi prevedendo discipline sulle modalità di formazione delle liste e sui casi di sostituzione in corso di mandato, al fine di garantire il rispetto delle quote di genere.
Non nascondo di non aver mai nutrito molto entusiasmo nei confronti delle cosiddette quote rosa, forse perché – volendo sdrammatizzare – mi hanno sempre fatto pensare alle Riserve naturali dei nativi d’America, o, che ne so, ai Panda giganti in estinzione in Cina. Insomma, come ha giustamente affermato la parlamentare del Pd Ileana Argentin, le donne dovrebbero poter raggiungere i vertici per quello che valgono e non perchè rientrano in quote. Ad ogni modo, in una società fantascientifica pienamente in grado di assicurare pari opportunità di carriera tra uomini e donne, non sarebbero di certo necessari correttivi del genere. Al contrario, nel nostro paese l’approvazione definitiva di una legge come questa va salutata con grande entusiasmo.
È chiaro comunque che la portata innovativa della disciplina in questione dovrà essere adeguatamente valutata sul campo e in corso d’opera. Anche perché, se una riserva di quote rosa si è effettivamente rivelata necessaria è evidente che le principali resistenze da superare risiedono nei retaggi di tipo culturale che caratterizzano la nostra società. Oltre a una legge, quindi, ciò di cui non possiamo fare a meno è lavorare senza sosta in funzione di un profondo cambiamento di mentalità. E per arrivare a questo risultato occorrerà grande impegno e non poco senso di responsabilità da parte (in primis) di tutte le donne che nei prossimi anni riusciranno grazie a questa normativa a ricoprire posizioni apicali nelle grandi aziende. A loro, il mio in bocca al lupo.