Caccia al tesoroCaro Fusco, troppo facile criticare senza proporre soluzioni

Caro Michele, ho letto proprio qui su Linkiesta.it il tuo editoriale/sfogo dedicato alle brutture che hai trovato tornando nella tua Milano. Avrei voluto risponderti subito ieri sera, ma ho preferi...

Caro Michele,
ho letto proprio qui su Linkiesta.it il tuo editoriale/sfogo dedicato alle brutture che hai trovato tornando nella tua Milano. Avrei voluto risponderti subito ieri sera, ma ho preferito ragionare un po’ sulle tue parole.

Grazie ma non sono d’accordo. Non ho conoscenze particolari di urbanistica, ma ho avuto la fortuna di girare, e tanto, il mondo per lavoro e per piacere. Sono un curioso di natura, girovago da sempre per le strade di qualunque città dove mi è capitato di passare. A maggior ragione lo faccio per la mia Milano che, ti confesso, ho scoperto da buon italiano esterofilo ben più tardi di tante capitali europee. Da trent’anni faccio, caso vuole, esattamente il percorso che hai descritto nel tuo sfogo almeno un paio di volte alla settimana.

Il vero scempio delle Varesine era il loro stato di abbandono per vent’anni. I grattacieli che stanno nascendo adesso sono imponenti, possono quasi schiacciarti, a guardarli bene. Te ne do atto. Dove le vetrate non sono ancora state applicate, paiono giganteschi parcheggi multipiano (brrr). Ma il progetto finale non mi dispiace e potrebbe ridare vita a una zona che francamente ne ha davvero bisogno.

Proseguo nel mio/tuo itinerario ed eccomi a sorpresa d’accordo con te: il cantiere Garibaldi non finirà mai. Per me sono “solo” trent’anni di ricordi di lavori in uno dei punti più brutti della mia città.
Scorante.

Il “comico millepiedi” della Regione una pecca (e pure grossa) ce l’ha: non la prospettiva, non la forma, ma la quasi totale carenza di verde alla base, fatta eccezione per qualche aiuola striminzita. Purtroppo un problema comune a qualunque nuovo lavoro realizzato in città negli ultimi anni, chiedi al tassista di passare da Porta Venezia con la sua nuova colata di cemento e i due alberelli che sembrano fatti col Lego o in Piazza Novelli, che un po’ tristemente inizia a tirare fuori la testa dal cantiere del famigerato parcheggio.

Credo però che una città, per continuare a essere viva, debba avere il coraggio di cambiare. Anche con scelte forti (capisco il tuo punto di vista, anche se non concordo) come quelle dei nuovi grattacieli. Gli scempi architettonici sono ben altri, come nei palazzi che stanno occupando la zona sud della città (senza arrivare a citare Santa Giulia) e già ora ricordano le “banlieue” francesi, spesso ben peggiori delle loro sorelle americane: solo appartamenti, nessun negozio, forse un bar, sicuramente un centro commerciale o un supermercato. Quartieri dormitorio che nascono già senza molte speranze.

Se, nel mio piccolo, mi dovessi rendere conto di aver sbagliato, chiederò scusa. Intanto continuo a vivermi, con affetto e interesse, la mia Milano.

Alessandro

P.S. Sono anche tra i pochi ai quali l’ago e il filo in Piazzale Cadorna sono sempre piaciuti!

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