Da un lato mi fa piacere, davvero, scoprire scorrendo la pagina de Linkiesta dedicata a Milano, che il pezzo con il maggior numero di commenti (e di gran lunga!) è quello che Michele Fusco ha scritto a proposito dei cambiamenti architettonici di Milano.
Un articolo che non mi ha trovato d’accordo e al quale ho risposto nel post precedente. Ma che ha avuto senza dubbio il pregio di scatenare un dibattito che, a distanza di più di una settimana dalla sua pubblicazione, non accenna a smettere. In parte questo è dovuto all’intelligenza dimostrata da Michele, che ha lanciato una vera e propria invettiva contro i nuovi grattacieli, spiegando chiaramente la propria opinione e invitando implicitamente tutti a rispondere.
E qui arriviamo alla nota dolente. La maggior parte delle risposte, per fortuna, stupisce per la profonda conoscenza che gli autori dimostrano del tessuto urbano e della sua trasformazione negli ultimi decenni. A favore o contro che fossero, mi hanno spinto ad approfondire l’argomento andando a cercarmi piani regolatori, a verificare l’accessibilità della nuova sede della Regione. Però… però poi il tutto viene spesso vanificato da quella frase di troppo che rasenta l’insulto, che toglie forza alle argomentazioni esposte, che francamente assomiglia a quei dibattiti politici che spesso ci tocca vedere in televisione.
Su questo blog le rare polemiche (anche perché poche volte ho toccato argomenti in grado di scatenarle) sono sempre state costruttive. Ancora prima per me che per i lettori, come nel caso dello scottante tema del Primo Maggio lavorativo.
Abbiamo tutti, finalmente, spazi per esprimere le nostre idee, confrontarci e arricchirci. E perché no, anche per provare a cambiare le cose. Sfruttiamolo, senza imitare il ragionier Fantozzi durante la riunione di condominio.