Le parole sono importantiBerlusconi istituzionale, la sorpresa è Alfano

Un discorso spento, a tratti monotono, con un intento chiaro: rischiare il meno possibile. La parte “politica” è affidata ad Alfano, al suo esordio da segretario del Pdl. Il suo intervento conferma...

Un discorso spento, a tratti monotono, con un intento chiaro: rischiare il meno possibile. La parte “politica” è affidata ad Alfano, al suo esordio da segretario del Pdl. Il suo intervento conferma l’ipotesi di una sua candidatura alle prossime elezioni al posto di un Berlusconi sottotono. Ma rafforza anche l’impressione che per Alfano la strada per emulare i successi elettorali del Cavaliere è parecchio in salita

L’attesa era grande, si pensava a un discorso che poteva costituire un “dentro o fuori”, per il governo, per l’Italia, per l’euro.

Si aspettava un colpo di scena, una di quelle mosse inaspettate che il Cavaliere è solito tirare fuori nei momenti difficili.

Non è stato così. Sin dallo spostamento della seduta alle 17,30 – dopo la chiusura dei mercati – Berlusconi ha mostrato il suo intento: rischiare il meno possibile, puntare su quella che gli scommettitori chiamano una safe bet, una puntata sicura, poco redditizia, ma sicura.

Il discorso di Berlusconi sembra pensato per tenere a bada i mercati e allo stesso tempo ribadire il buon operato del governo (leggi, non perdere ulteriori consensi).

Il premier inizia ribadendo che le ragioni della crisi sono da imputare a un contesto più ampio e non alle decisioni del governo. Prosegue ricordando i dati positivi che caratterizzano lo scenario italiano, e le “pesanti eredità del passato”.

Si dedica poi a elencare le misure governative fra cui spiccano il cosiddetto “decreto sviluppo” e la manovra di bilancio triennale “composta da 27 misure concrete”, che procede a elencare.

Nel complesso è un discorso spento, a tratti monotono. Non c’è spazio per i sussulti, salvo una piccola alzata di capo fuori programma, quando di fronte ai rumori dell’aula Berlusconi ricorda di essere un imprenditore: «ho tre aziende in Borsa, sono anche io nella trincea finanziaria, conscio di quel che accade sui mercati».

La parte “politica” è affidata ad Alfano, al suo esordio da segretario del Pdl.

L’ex ministro della giustizia pronuncia un discorso dai toni accesi. Ricorda che la legittimazione proviene al governo dalle elezioni e invita l’opposizione a rimanere nel ruolo che gli hanno affidato le urne.

Non poteva mancare un accenno a uno dei cavalli di battaglia berlusconiani, le tasse. Alfano ne propone una versione metaforica e sostenuta da ampi gesti che sottolineano mimeticamente il significato delle sue parole. Scandisce, con grande enfasi: “ricordo agli italiani che quando sentono parlare di governi tecnici sentono l’odore delle tasse”.

Il suo è un discorso a braccio, ritmato e appassionato. Ma nel complesso risulta troppo aggressivo, corrucciato, imbronciato. Alfano punta il dito contro l’opposizione con toni accusatori e non riesce a ispirare fiducia e speranza, due dei marchi di fabbrica della comunicazione berlusconiana.

Insomma, la prima uscita del neosegretario conferma l’idea di una sua possibile candidatura alle prossime elezioni al posto di un Berlusconi stanco e sottotono. Ma rafforza anche l’impressione che per Alfano la strada per emulare i successi elettorali del Cavaliere sia parecchio in salita.

Gianluca Giansante è autore di Le parole sono importanti (Carocci editore).

g.giansante.linkiesta.it

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