Bussola cineseIl doppio cappio al collo: il debito che lega Cina e gli Stati Uniti

 La lezione che i cinesi hanno imparato dalla vicenda del dibattito negli USA sul debito è che la democrazia non è certo una buona cosa. Paradossalmente lo spettacolo imbarazzante che si è svolto a...

La lezione che i cinesi hanno imparato dalla vicenda del dibattito negli USA sul debito è che la democrazia non è certo una buona cosa. Paradossalmente lo spettacolo imbarazzante che si è svolto al congresso, ha gettato molta diffidenza sul sistema democratico dove l’interesse di pochi ha rischiato di prevalere su quello dei molti.

Nessuno più dei cinesi ha investito nel debito americano (circa 1.6 trillioni di USD) credendo nella solidità del paese, ma anche per un motivo meno evidente: la storica vicinanza della Cina al mondo americano rispetto a quello incomprensibile e caotico europeo.

La Cina, pur avendo una storia millenaria che dovrebbe avvicinarla di più all’Europa, da quando si è aperta al mercato, quindi dal 1984 in poi, si è trovata a confrontarsi sempre di più verso il proprio oriente, verso il gigante americano eletto a grande mercato a cui fare riferimento ma anche a grande potenziale nemico da cui guardarsi e prima o poi confrontarsi.

L’Europa ha lasciato il segno e tante ferite in Cina ad inizio secolo, tentando di colonizzarla e di assoggettarla senza tanti riguardi della cultura millenaria locale. In Cina esistono tantissimi segni di questa presenza, come il quartiere in stile italiano a Tianjing (sembra una piccola Camogli in Asia), o i quartieri in stile tedesco a Qingdao e Dalian, ma anche il quartiere francese dove mi trovo e scrivo da una residenza costruita nel 1927 da un nobile mercante francese.

Questo è quanto abbiamo lasciato in Cina senza dimenticare i tentativi di portare l’oppio e l’eroina da parte degli inglesi nell’intento di indebolire l’allora gigante che però non si è piegato ed è riuscito invece ad espellere i coloni prima e durante la grande rivoluzione di indipendenza del 1949.

L’Europa non è mai stata capita nel suo complesso da cinesi, un continente che vorrebbe parlare con una voce sola ma che agisce in ordine sparso nonostante una moneta comune come l’Euro, sia dal punto di vista economico che strategico. Quindi la Cina fatica a vedere l’Europa come un organismo da considerare unico ma policefalo, con diverse strategie e politiche da adottare a secondo l’interlocutore hanno di fronte, anche perchè tutti vengono a Pechino dicendo spesso cose diverse e questo non fa altro che aumentare la confusione e la diffidenza.

Ecco quindi spiegato il motivo per cui i cinesi si sono rivolti verso gli Stati Uniti per investire i risparmi accumulati negli anni, proprio perché l’interlocutore è unico e non si deve scendere a discutere con i governatori dei singoli Stati. E’ utile far notare e ricordare il default dei conti della California, ripianati poi dallo stato federale, evento che non ha suscitato alcuna preoccupazione ed eco nel Mondo, nonostante la California rappresenti circa il 13% del PIL Stati Uniti, mentre la Grecia pesi appena il 2% di quello del Unione Europea.

Ho cercato brevemente di spiegare quindi i motivi per cui il debito americano, nonostante la sua enormità, non desti veramente preoccupazioni agli investitori se non per l’empasse che si è creato nella leadership di Obama e nel rapporto con il parlamento.

La Cina si chiede però come confrontarsi con un paese che è entrato in cortocircuito a causa del dibattito democratico. Questo porta sempre più lontano dai cinesi l’idea di prendere un sistema democratico come riferimento e modello. La democrazia resta quindi un modello negativo, poco efficiente che non convince specie per il rischio di portare a situazioni nelle quali una minoranza di gruppi di potere può portare un paese sull’orlo del baratro. Spesso, i commentatori cinesi, fanno notare la composizione del parlamento americano, dove il sistema democratico lo ha riempito di milionari e ben poche voci rappresentano gli operai e gli interessi delle classi più deboli.

Il Rettore esecutivo dell’Istituto di Studi Internazionali della Fudan University si mostra perplesso verso I commenti rassicuranti di Hillary Clinton che ha cercato di giustificare la situazione come un normale dibattito democratico “Capisco perfettamente i suoi punti, e sono d’accordo con lei, che la democrazia rende a volte le cose difficili, ma che alla fine possono fare un compromesso“, dice il professor Shen Dingli “Ma la maggior parte dei cinesi non sono così sofisticati. Leggono i giornali cinesi, e i giornali cinesi ritraggono gli Stati Uniti come un paese irresponsabile che deve un sacco di soldi a noi, e minaccia di non restituirli“.

La banca centrale cinese ha fatto sapere che un default anche breve porterebbe ad un declino del valore del dollaro con pesanti conseguenze per I paesi che hanno preso proprio il dollaro americano come riferimento principale.

La dipendenza dei cinesi dal debito americano trova origini anche dalla necessità di “finanziare” proprio gli Stati Uniti come grande compratore dei beni e prodotti cinesi, non solo come opportunità di profitto.

Una interdipendenza che lega anche direttamente il valore dello Yuan cinese: la vendita eventuale del debito americano posseduto dai cinesi non farebbe altro che far crescere in maniera spropositata il valore della valuta cinese e quindi dei prezzi dei beni prodotti in Cina, con conseguente perdita di posti di lavoro in Cina e di possibili rivolte interne.

Quindi il debito USA è come un cappio stretto al collo di entrambi i paesi. Se una delle parti cade, anche l’altra non ne esce bene ed è quindi necessario assicurarsi che la sedia su cui entrambi poggiano i piedi sia ben stabile…

Nonostante tutto, la fiducia degli investitori internazionale verso gli USA nel periodo è rimasta invariata (vedasi la Figura 1 relativo al tasso di interesse USA che si abbassa nonostante le tensioni ed è addirittura più basso che nel 2007) mentre per paragone, la situazione del debito italiano fa molto molto più paura a causa forse della fragilità della nostra economia, del tasso di crescita praticamente nullo e di una politica poco espansiva (Figura 2)

Figura 1 – I tassi di interesse USA

Figura 2 – I tassi di interesse Italiani

Quello che è certo e che in ogni caso gli Stati Uniti, con la vicenda e la fragilità dimostrata, hanno definitivamente segnato il proprio declino e quindi il cambio della strategia cinese che da ora in poi cercherà di dialogare e legarsi sempre di più con altre aree del pianeta, come l’Europa, dove i cinesi posseggono già circa 630 miliardi di Euro di debito, ed il Sud America.

L’obiettivo dei cinesi è duplice: assicurarsi nuovi mercati ma anche portare a casa nuove tecnologie e opportunità per colmare i numerosi vuoti tecnologici ancora esistenti in Cina, mentre per il sud america sono le materie che interessano assieme alle risorse alimentari.

Come è stato fatto negli ultimi decenni in Cina, favorendo le Joint Ventures tra imprese straniere e cinesi (proprio per far crescere queste ultime), la Cina sta portando avanti da circa un decennio una silente “guerra”, molto sottile, come insegna «L’arte della guerra» scritto dal generale cinese Sun Tzu oltre 2500 anni fa, secondo il quale «Il grande stratega è colui che sa vincere senza combattere», quindi utilizzando “la forza della politica” per ottenere il risultato che si vuole: cosa c’è di meglio se non utilizzare il potere della finanza e della diplomazia per assoggettare il nemico senza colpo ferire ?

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