Sul Riformista di oggi indichiamo la data spartiacque per capire se la Germania imboccherà la via del ritorno al marco, lasciando al loro destino i PIIGS o se invece continuerà nella cauta azione di sostegno alle cenerentole d’Europa. Il giorno esatto non si conosce, ma corrisponde alla seduta del Bundestag nel corso della quale il Parlamento tedesco voterà l’istituzione dell’ESM (European Stability Mechanism), il rafforzamento dei poteri dell’attuale EFSF (European Financial Stability Facility), il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia e la legge di partecipazione del Bundestag all’approvazione di nuovi programmi emergenziali per sostenere l’Euro. Benché nelle file di CDU ed FDP si tenda a minimizzare, la tensione è alta. Diversi deputati sarebbero infatti pronti a votare contro a ciascuna delle diverse modifiche ai Trattati. Nonostante l’intervento della Corte Costituzionale nel 2009 e le leggi che ad esso hanno fatto seguito, il rischio è quello di avere un Parlamento privato del potere di influire su dinamiche che incidono profondamente sui conti pubblici tedeschi, ma che verrebbero prese solo a livello europeo. Si veda ad esempio la scelta della BCE di ammettere, seppur eccezionalmente, l’acquisto sul mercato secondario di bond italiani e spagnoli. Insomma, la tensione è alta. Se si dovesse arrivare ad uno stop, la credibilità europea della signora Merkel ne risulterebbe compromessa. Stando al Financial Times Deutschland sono tre gli scenari possibili: a) qualora manchi l’appoggio determinante dei liberali, il Cancelliere chiederebbe il sostegno dell’SPD. Dati i sondaggi confortanti, i socialdemocratici si mobiliterebbero immediatamente per avere nuove elezioni; b) Per paura di perdere il posto, i parlamentari della maggioranza potrebbero alla fine convergere sui desiderata di Frau Merkel. Ma il malessere in casa democristiana e liberale finirebbe per crescere in maniera esponenziale… c) Gli eurocritici potrebbero essere pronti a votare sì, sulla base di una contropartita. Ad esempio: l’impegno del Cancelliere a non sostenere alcuna ipotesi di eurobond.
11 Agosto 2011