Club HouseLagna nazionale

Quando dicono che lo sport preferito dagli italiani sia la poltrona del salotto, ci vanno vicini e non è un caso che i nostri stadi facciano ridere. La conseguenza logica di tale attitudine conduce...

Quando dicono che lo sport preferito dagli italiani sia la poltrona del salotto, ci vanno vicini e non è un caso che i nostri stadi facciano ridere. La conseguenza logica di tale attitudine conduce alla vera attività nella quale questa nazione eccelle: la lagna. Va tutto male, siamo finiti, perderemo, ma perché non siamo rimasti a casa spaparanzati sul divano? Aggiorniamo la situazione.

L’11 settembre l’Italia debutta ai Mondiali di rugby neozelandesi contro l’Australia (sveglia e caffé, tanto caffé perché fuso orario alla mano, da noi saranno le cinque e mezza del mattino). C’è chi ha sancito che faremo pena e forse è giusto così, è giusto che la rubrica in questione si chiami Bar Sport dal momento che se non è la poltrona di casa, è la sedia al bar di fiducia il pulpito da dove giungono le lagne. Poi magari finirà davvero così, che sarà una strage, ma esserne certi per il solo fatto che “non abbiamo mai passato il turno in sei edizioni” (ci sono quattro gironi di cinque squadre ciascuno con le prime due che passano ai quarti di finale, ndr), costringe anche un non interista a prendere come metro di risposta l’Inter di Moratti: pure lui non ha mai vinto nulla e in un anno si è ritrovato a festeggiare tre tituli.

Il rugby – oltre ad essere argomento serio, mica la finanza – è come una partita di scacchi. Occorrono equilibrio e spirito d’osservazione, d’analisi. Gli Azzurri sabato scorso hanno perso il warm up match contro la Scozia (nella foto, via Telegraph) e già si respirava aria di lutto. A mente lucida, ci sono cose che funzionano e altre meno, ma dopotutto i warm up matches (partite di riscaldamento) servono a questo: a trovare la quadra – o almeno si spera.

Perché infine ci sarebbero anche i cantori della palla ovale, quelli che “il rugby non è il calcio“, ma sotto sotto sono come un Ivan Zazzaroni qualsiasi. Dicono che “l’arbitro nel rugby non si discute” (una balla, ovviamente) e poi lo prendono a sassate. Ripetono che c’è il rispetto e poi insultano il giocatore che, a detta loro, ha sbagliato un movimento: lecito, sia ben chiaro, ma che almeno evitassero di cantarlo ai quattro venti servendosi di uno di quei maledetti social network e indossando i panni dell’oracolo.

Rimaniano tuttavia gente di sport e come tale ci auguriamo vivamente che l’Italia disputi un ottimo Mondiale, concedendo ai lagnosi il sacro santo diritto di fare gli gnorri e celebrare le vittorie. Forza Azzurri!

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