Non vi può sfuggire. Basta scendere dal treno a Voghera, senza neanche uscire dalla stazione, e ve lo trovate lì che giganteggia appena dietro al binari, di fianco alla stazione, occhieggiando da quelle curiose aperture a mezzaluna tutte uguali, che lo rendono inconfondibile. Un volume incombente smussato agli angoli per effetto del disegno delle rampe che, girando, salgono piano dopo piano, un contenitore grigio pronto a inghiottire centinaia di macchine.
“Il comune già negli anni ’80 fece costruire una struttura di notevole impatto architettonico, originale ma soprattutto in grado di contenere circa 700 posti auto”, oggi in gestione alla ASM Voghera. E il Comune che fa?
Quello che fa più arrabbiare sono queste architetture senza autore, quelle di cui nessun progettista renderà mai conto, che non saranno mai documentate, interrogate, spesso disegnate da un ufficio tecnico di un comune, di una impresa di costruzioni o di una società progettazione più o meno grossa dietro cui si celano fantasmagorici professionisti. Contano solo numeri, costi, funzionalità, ben poco invece un disegno che dia ragione anche del contesto in cui si inseriscono.
Chissà: forse si potrebbe chiedere agli studenti almeno idee per un restyling di superficie per vedere cosa ne salta fuori, se la cosa sia recuperabile anche con poco, anche perchè la presunta efficienza è sospetta. Oppure va bene così, tanto l’architettura non conta poi tanto di questi tempi. Almeno le archistar ci mettono la faccia, pensiamo noi.
Uno di questi giorni andiamo a parcheggiarci dentro, per verificare quanti di quei 700 posti siano davvero occupati, e se è tutto vuoto ci facciamo un giretto dentro di una buona mezz’ora.