Non sempre è necessario andare all’altro capo del mondo per sentirsi in vacanza; qualche volta può essere sufficiente “staccare” il cervello dalle incombenze di tutti i giorni, cambiare i nostri ritmi.
Nel mio caso, si è trattato di interrompere il mio collegamento con la Rete. Ok ok, non completamente: la mail personale la guardavo e ho giocato con Instagram e Foursquare. Ma sono stato ben lontano dalle comunicazioni di lavoro. Una scelta quasi dolorosa: l’istinto di cliccare un tasto, la sensazione che avrei perso qualcosa di fondamentale (?!) se non avessi controllato ogni giorno il temibile account mi condizionavano.
Eppure sono sopravvissuto. Il mondo non è crollato, Godzilla non ha distrutto nessun grattacielo. Soprattutto, ho ricominciato a guardarmi in giro, a parlare con la gente, a riscoprire un po’ di quello che mi stavo perdendo.
Perché Internet (del quale resto un grande sostenitore) ti permette di sapere che cosa accade a Tokyo, ti racconta la sagra di paese nella ridente cittadina di Branson, in Missouri, ma se ti fai catturare (forse anche per questo si chiama rete?) ti impedisce di vedere quello che hai davanti.
Da qualche giorno il lavoro è ripartito a pieno ritmo, la città si è ripopolata, il traffico è tornato, insieme al rumore.
Io non ho riattivato la mail di lavoro sul telefono.