Oggi comincia il Ramadan. E anche Dubai, incredibilmente, rallenta. Ristoranti, bar, negozi. Tutto chiuso, deserto. Fino allo spuntar della prima stella, quando per l’iftar la città si rianima in ogni suo angolo. Non e’ permesso nemmeno agli expats bere o mangiare in pubblico, per strada, in macchina. Negli uffici chi non e’ musulmano può consumare il pranzo in bagno o in una stanza appartata.
Mi pare naturale, perfino banale: il rispetto per la religione, le tradizioni e le usanze di un paese straniero sono intoccabili. Oltre a essere la base per la convivenza in una città multietnica, come Dubai. Eppure per molti expats occidentali non e’ così. Pretendono che le donne musulmane non portino il velo in Europa, e qui sono i primi a non rispettare le regole di questa società. Una ragazza inglese ha avuto la brillante idea di scriverlo su Facebook: “il periodo del Ramadan e’ detestabile, e’ da integralisti”, ha scritto dialogando con un collega egiziano.
Il risultato? Una denuncia alla polizia e una multa di 3000 dirham (600 euro). Non bere e non mangiare durante il Ramadan dovrebbe servire per purificare l’anima, concentrarsi sull’essenziale, aprire la mente. E’ un invito non solo a pregare, ma anche all’autodisciplina, alla pazienza e al rispetto. Mi auguro che questo mese serva un po’ anche agli expats. Almeno di riflesso. Ramadan karim.