CongiunturaSe i mercati finanziari non si fidano più dell’Italia

Ora non ci sono più scuse. Prima si era detto che le nostre sofferenze erano legate alla Grecia. Atene è stata salvata per la seconda volta e Roma ha continuato la sua via crucis sui mercati. Poi s...

Ora non ci sono più scuse. Prima si era detto che le nostre sofferenze erano legate alla Grecia. Atene è stata salvata per la seconda volta e Roma ha continuato la sua via crucis sui mercati. Poi si è detto che il nervosismo degli operatori sull’Italia era da ricondurre alla questione del debito americano. Ora che il deal sull’innalzamento del debt ceiling è cosa fatta, Piazza Affari è comunque sotto pressione. Diciamoci la verità: i mercati finanziari non si fidano più di noi.

Il debito italiano, lo abbiamo visto molto bene grazie a Giorgio Arfaras, è sempre stato elevato. Gli analisti lo sanno, lo scontano da anni e non è mai stato un grosso problema, complice l’efficace gestione del dipartimento del debito pubblico guidato da Maria Cannata. Nel rapporto fra investitori e Italia, tuttavia, qualcosa si è rotto. Da un paio di mesi è Roma a essere sotto osservazione. Tutti a chiedersi il motivo, guardando troppo spesso al di là del proprio orticello, anche quando è proprio quest’ultimo ad avere i problemi maggiori.

La leadership politica di Silvio Berlusconi è appannata rispetto agli ultimi anni. Lui, il Cavaliere, non è mai stato così debole e tale aspetto è percepito dagli investitori. Allo stesso modo, l’uomo che a tenuto a galla i conti pubblici italiani negli ultimi anni, Giulio Tremonti, sta vivendo il periodo più oscuro della sua vita. C’è incertezza all’orizzonte, anche perché non esiste un’alternativa valida per un cambio di governo. Gli operatori finanziari lo sanno e in base a questo scenario, non certo lusinghiero, prendono le dovute precauzioni.

Non stupiamoci che Piazza Affari sia sempre la peggiore Borsa in Europa. Non stupiamoci che Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, UniCredit e tutto il comparto bancario italiano siano colpiti dalle vendite. Non stupiamoci che lo spread fra Btp e Bund sia sempre intorno quota 320 punti base. Non stupiamoci che i Cds sull’Italia siano sopra i 300 punti base. Non stupiamoci che, ora come ora, nessuno di fidi dell’Italia. Un esempio? Citigroup.

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