Dunque ci siamo: studi di italiani dall’estero costruiscono in Italia, e molto bene, in barba a quelli che rimangono a casa, a farsi macinare da un sistema stagnante che non solo rende difficile la vita dei giovani che ci provano, ma ne mina la freschezza delle idee.
Evidentemente non è solo un problema di burocrazia, gerontocarzia, cultura accademica, baronati universitari, critica assente, ma di clima culturale generale che altrove è diverso e fa uscire idee nuove che in-formano i progetti, lasciando da parte tutta quella retorica imparata nelle aule universitarie.
Sarà che noi siamo del mestiere, ma si nota a colpo d’occhio. Guardate queste immagini del bel progetto di MAB Marotta Basile Arquitectura (Floriana Marotta, Massimo Basile), studio con sede a Barcellona che nel 2005 vince con questo progetto il concorso Abitare a Milano (prima edizione), e in pochi anni costruisce questo pezzo di città periferica. Un caso abbastanza unico. Direste che siamo a Milano?
Social Housing and Public Park – Abitare a Milano Via Gallarate from Paolo Riolzi on Vimeo.
La cosa è così curiosa, e il fenomeno così interessante, quello degli italiani che fanno gli architetti all’estero, che Pippo Ciorra, curatore per l’architettura del MAXXI di Roma, stà pensando di farne una mostra nei prossimi mesi, così ha annunciato in occasione della presentazione del suo Senza Architettura al bel festival Comodamente a Vittorio Veneto.
E in effetti a questo punto siamo davvero curiosi di capire l’entità del fenomeno, ma anche l’effetto di questo displacement sulla qualità dei progetti. Tra l’altro porta bene…
Tornare in Italia? Per il momento la base di Marotta e Basile resterà Barcellona. Ma i progetti si stanno moltiplicando, anche in Italia…