In una sola giornata l’Italia è stata declassata nel rating del debito e le previsioni di crescita tagliate da FMI, peggio di così non poteva andare. Infatti, le due decisioni sono correlate. Con un PIL che non cresce il deficit non può che salire, quindi senza sviluppo non si potranno risanare i conti, nonostante le varie manovre da poco adottate.
Ma allora che fare? Ecco che ci si affanna a ricercare nuovi compratori del debito, Funzionari italiani sono volati a Pechino per incontrare la China Investment Corporation e SAFE che gestiscono la maggior parte delle riserve monetarie cinesi, circa 3.200 miliardi in valuta estera.
Quello che è stato il grande spauracchio e nemico di Tremonti negli ultimi 15 anni, e sul quale ha persino scritto un libro per metterci in guardia dal pericolo “giallo”, è ora diventato il cavaliere bianco che potrebbe salvare l’Italia e l’Europa.
Stiamo entrando in una situazione, dove il mondo occidentale dipenderà sempre di più dalla Cina che potrà comprare il nostro debito, ma che a sua volta dipenderà dall’occidente come mercato di sbocco. Dovremmo quindi accettare un ruolo sempre più attivo dei cinesi che stanno facendo semplicemente il loro interesse.
Sostenere l’Euro è anche nell’interesse dei cinesi che ne manterranno alto il valore, restando più competitivi nelle esportazioni.
Non esiste nessun cavaliere bianco che corre in nostro soccorso, ma stiamo solo assistendo ad un riposizionamento nello scacchiere del mondo. Avremo sempre meno influenza sullo scenario globale a meno che non trovare una solidarietà europea che porti a parlare con un’unica voce e a definire politiche di spesa e di crescita comune.
Quello che dovremmo però fare non è tanto offrire solo quote di debito ai cinesi o ai paesi del BRIC, ma portare alla loro attenzione progetti concreti, quindi per immettere soldi nell’economia reale per fare girare le nostre industrie, quote dentro le nostre imprese più strategice, come ENI, ENEL per esempio.
Iniziare le vere privatizzazioni e le liberalizzazioni ci toglieranno le manette che frenano l’Italia, un paese dove le città sono soggiogate da poche centinaia di tassisti e dalle corporazioni medioevali ancora presenti, e dove non si riesce a far girare treni privati sulla rete ferroviaria, etc. A volte mi sento più in un paese a economia di mercato in Cina che in Italia dove tutto è centrallizzato e che per rompere un monopolio se ne crea un altro.
Gli investimenti che proporrei dovrebbero essere nei progetti concreti per lo sviluppo dei porti, per le infrastrutture, per il richiamo dei giovani scappati all’estero per l’apertura di parchi scientifici, ma anche nello sviluppo del nostro turismo, risorsa unica al mondo ma mai ben valutata dai nostri politici sia a destra che a sinistra (e dal turismo che attireremo milioni di asiatici che verranno nel nostro paese a spendere e a scoprire le nostre città), ma anche nel sostegno alle nostre imprese a internazionalizzarsi, parola vista da parte dell’attuale governo con il fumo negli occhi, ma che invece è occasione di conquista di nuovi mercati e non di abbandono dell’Italia. Si dovranno stabilire politiche di crescita, che permetteranno di investire anche nella scuola e nella ricerca scientifica.
Ma indovinate un po’ che cosa ha presentato il governo ai cinesi, in visita a Roma di recente, come progetto “strategico” per la nostra ripresa: il ponte sulle stretto di Messina! CVD.
Non ho parole….