Il picchio parlanteRestiamo lavoratori, non vogliamo essere schiavi

Ho appreso con piacere l'apertura del blog quarantamila.0, e soprattutto condiviso appieno le proposte avanzate nell'articolo di inaugurazione. In un momento molto delicato come quello che stiamo a...

Ho appreso con piacere l’apertura del blog quarantamila.0, e soprattutto condiviso appieno le proposte avanzate nell’articolo di inaugurazione. In un momento molto delicato come quello che stiamo attraversando, non solo noi italiani ma le popolazioni di tutto il globo, sarebbe da masochisti continuare a puntare il dito contro questo o quel politico; il nostro obiettivo è che gli venga messa sotto il naso, una proposta di legge che vada nella direzione di un cambiamento vero per questo Paese, che possa portare quindi un beneficio reale all’intera cittadinanza. Già partire dalla proposta di cambiamento della legge elettorale mi sembra una buona idea; così facendo stimoliamo l’interesse dell’opinione pubblica e facciamo notare gli errori che hanno commesso durante i loro mandati. L’aver privato i cittadini del diritto di rappresentanza nella sede del potere legislativo è stata una pessima scelta, un duro colpo inferto alle libertà democratiche della nazione. Altro che il popolo sovrano, come ama dire qualcuno…

Il primo punto sul quale bisogna convergere, prima ancora che questo possibile referendum sia indetto, è sul tema del lavoro. E’ inammissibile che una Repubblica che sancisce il diritto al lavoro all’articolo 4 della Suprema Carta, non riesca a fornire soluzioni adeguate a questo problema che si espande giorno dopo giorno. Ne và della dignità delle persone, influisce sulle condizioni sociali oltre che economiche degli individui, e contribuisce a tenere basso il morale delle persone disoccupate. E’ chiaro che il sistema intero non favorisce il meccanismo delle assunzioni, visto che non c’è un collegamento efficace tra scuola-università e lavoro, c’è mancanza di investimenti e un blocco delle assunzioni del pubblico impiego che non lasciano ben sperare.

Ma sarebbe ora che, a partire dal Ministro del Lavoro, moltiplichino gli sforzi per abbassare il livello di disoccupazione, specialmente giovanile, vigente in Italia. Abbassare il costo del lavoro(uno dei più altio in Europa), aumentare gli investimenti nel settore della ricerca(misero 1% contro la media del 3%), e stretta osservazione delle norme che prevengono gli infortuni sul lavoro; sono questi i punti di una riforma auspicabile e non la progressiva soppressione del diritto allo sciopero, aumento delle possibilità di licenziamento e stabilizzazione del precariato sulla scia del patto del 29 giugno. Cerchiamo di restare lavoratori, gli schiavi appartengono ad un’altra epoca.

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