Il baratro per la comunità greca si fa sempre più vicino, stretta com’è dal piano di risanamento concordato con la Troika (Ue, Bce, Fmi) e dalle mobilitazioni delle piazze, che continuano a protestare sotto il Parlamento greco per le misure repressive che sono state adottate e per quelle che ancora devono venire.
Consumi, salari e produttività sono in netto calo, e il rapporto debito/Pil, quest’anno al 162%, è atteso al 172% per il prossimo anno. Le cose non sembrano migliorare, ed è per questo che la sesta tranche del maxi prestito di circa 110 miliardi tarda ad arrivare. Nel frattempo per la maggioranza dei greci la cinghia continua a stringersi; 30mila licenziamenti nel pubblico impiego, ed un piano di privatizzazioni di 50 miliardi. Investimenti pressochè nulli, che comportano anche una grandissima fuga di cervelli, nella speranza di non assistere da vicino al default.
Non è che si voglia fare un confronto, ma anche in Italia il rapporto debito/Pil non lascia dormire sonni tranquilli, con quel 120%. Il prodotto interno lordo è praticamente lo stesso di un decennio fà, il tasso di disoccupazione è chiaramente più sostenibile rispetto a quello greco; intorno al 20% per Atene, 8,5% per Roma. Ma la medicina che hanno utilizzato i rispettivi medici-premier è la stessa: austerità, intesa come riduzione della spesa pubblica e nuove imposte.
Senza investimenti però abbiamo visto quale sarà il punto di arrivo, che potrebbe non presentare un punto di ritorno. Senza stimoli per la crescita sarà difficilissimo anche per noi riprendere il cammino interrotto nel 2007, e soprattutto sarà difficile tenere basso la percentuale di disoccupazione o la fuga dei cervelli. Quando poi si nota un altro parallelismo nelle dichiarazioni dei membri del governo l’incubo sembra prendere sempre più forma.
Il ministro delle finanze ellenico Evangelos Venizelos ha dichiarato:”Il nostro Paese ha adottato delle misure necessarie e difficili, ma il budget per il 2012 è molto ambizioso. Riteniamo di aver soddisfatto le aspirazioni dei partner internazionali”. Sembra quasi sentire chi, poco prima che arrivi la tempesta, nega la visione e l’esistenza di una qualsiasi nuvola.