L’azione di “disobbedienza civile” di ieri nella Val di Susa non ha dato luogo a nessun episodio di violenza, men che meno di scontri con le forze dell’ordine. Oltre 15mila manifestanti hanno tagliato le reti dell’area dove dovrebbe essere scavato il tunnel esplorativo, quello che porterà al megatunnel più dispendioso di energia(ma anche di tempo e denaro). Vanificate quindi le speranze di chi attendeva ulteriori scontri tra polizia e manifestanti, sulla stessa scia degli “indignati” di sabato scorso a Roma; i valsusini si sono comportati con una compostezza ed una civiltà che lascia attoniti, che non permette di sprecare fiumi d’inchiostro alla ricerca di una ragione per la costruzione della Tav.
Ebbene attendere qualche scontro, aspettarsi qualche lancio di sasso sarebbe un motivo in più per chiedere la realizzazione dell’opera, visto che si è alle presi con “violenti e black bloc, ma la maturità del movimento è andata oltre queste aspettative; volti scoperti e mani nude(a parte le cesoie per tagliare le reti) fungono da esempio per chi vuole intraprendere nuovi tipi di proteste pacifiche ed organizzate. Il leader Alberto Perino, annuncia che questo non è che l’inizio di una nuova fase, che impedirà il compimento del tunnel; un tunnel che val la pena ricordarlo costerà una cifra esorbitante ai contribuenti italiani. Vent’anni fa si parlava di un costo di 2,3 miliardi, nel 2010 la stima è stata rivista a 9-10 miliardi, ed è destinata a crescere ancora nel prossimo decennio(http://www.linkiesta.it/no-tav-vent-anni-di-battaglie-val-di-susa#ixzz1TaKac02t).
Poco meno del 30% i contribuiti europei per la realizzazione dell’opera, e più di una volta sono stati messi a rischio proprio dalle proteste dei valligiani. Ma oltre all’esorbitante cifra da investire, parliamo di un‘infrastruttura che recherebbe più danni che benfici; negli ultimi 7 anni il volume delle merci è diminuito del 72%, ed è destinato a diminuire ancora. Nella galleria da realizzare, che collegherà Val di Susa con la Francia, è necessario scavare nella montagna dove in passato sono state trovate tracce d’amianto (http://www.linkiesta.it/le-ragioni-dei-no-tav-e-rischiosa-la-salute-e-antieconomica#ixzz1TaIXikWj), senza considerare lo scempio che si farebbe all’incanto paesaggistico.
Dati alla mano, la realizzazione di questo tratto Torino-Lione non arrecherebbe nessun beneficio sostanziale all’economia e all’occupazione; se proprio lo Stato fosse intenzionato ad investire una cifra simile-ma anche più bassa- per la realizzazione o potenziamento delle infrastratture avrei qualche suggerimento: http://www.linkiesta.it/blogs/il-picchio-parlante/perche-non-investiamo-internet. Nel frattempo plaudiamo ancora una volta la dimostrazione di organizzazione e civiltà dell’evento “diamoci un taglio”(http://www.notav.info/diamoci-un-taglio/), che hanno mostrato di credere nei loro ideali, con la speranza che possano far breccia anche in numerosi ambienti istituzionali.