Club HouseL’ultimo giro

Un lungo fine settimana di sentimenti opposti. Si sono combattute battaglie e si sono pianti i caduti. C'è chi ha gioito, chi ha sofferto, chi ha salutato un amico per l'ultima volta. A partire da ...

Un lungo fine settimana di sentimenti opposti. Si sono combattute battaglie e si sono pianti i caduti. C’è chi ha gioito, chi ha sofferto, chi ha salutato un amico per l’ultima volta.

A partire da sabato, quando Galles e Francia si sono giocate la prima semifinale della Rugby World Cup 2011. Hanno vinto i francesi 9-8 al termine di una sfida dalle emozioni forti ed epiche. Sam Warburton, giovane capitano dei gallesi, ha abbandonato i suoi uomini, espulso dopo 18 minuti per un placcaggio pericoloso ai danni di Vincent Clerc: ha trascorso il resto del tempo con gli occhi lucidi a bordo campo. I Dragoni ci hanno messo cuore, coraggio e determinazione, ma non hanno infilato tra i pali i punti giusti: uno soltanto su cinque tentativi. You only get one shot, do not miss your chance to blow / This opportunity comes once in a lifetime. Nella logica crudele che accompagna la palla ovale, l’orgoglio non sempre basta.

Domenica è stato il turno degli All Blacks, furiosi combattenti che hanno messo all’angolo l’Australia. Uno stadio trasformato in un colosseo dove i neozelandesi erano i cacciatori, i Wallabies le prede. La Nuova Zelanda torna a giocarsi una finale – l’ultimo giro. Non accadeva da quella del 1995 persa contro il Sud Africa. Come nel 1987, anno del primo ed unico successo, se la dovrà vedere in casa con la Francia. I corsi e i ricorsi della storia.

Poi è arrivata la notte. E Dan Wheldon, pilota britannico nella IndyCar ha preso il volo. La sua monoposto è andata a sbattere contro quella di un altro pilota sul circuito di Las Vegas nell’ultimo appuntamento della stagione, levandosi dall’asfalto e andando a sbattere contro il muretto e le protezioni di una curva maledetta. Sotto di lui stava accadendo di tutto: una carambola di tredici vetture. I soccorsi, la corsa all’ospedale, l’attesa drammatica per una notizia che si poteva già leggere sui volti dei colleghi: dalle lacrime del brasiliano Tony Kanaan all’aria da duro di Dario Franchitti che alla fine si è messo a piangere come un bambino, una volta tornato nell’abitacolo prima dei cinque giri d’onore riservati a Wheldon, che quest’anno si era portato a casa la 500 miglia di Indianapolis (nella foto).

Una media di 360 km/h sul Las Vegas Motor Speedway. A questa velocità la preghiera di chi è fuori è che non si sia nemmeno reso conto di quanto gli stava per capitare. Che non gli sia trascorsa negli occhi una vita intera, fatta anche dagli sguardi della moglie e dei due figli. Ma questa è gente che vive di riflessi millesimali, soprattutto se comincia l’ultimo giro. Quello della vita.

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