Una battuta apparente umoristica circola sui social network. Strappa un sorriso ma allo stesso tempo propone una visione del mondo negativa e controproducente. I tempi che viviamo non richiedono disfattismo. Nè basta un generico ottimismo, ovvero la credenza che le cose migliorino da sole. Serve invece un atteggiamento positivo, ovvero la capacità di lavorare per sfruttare le tante possibilità che anche un’epoca difficile come la nostra ci offre
“Dieci anni fa c’erano Steve Jobs, Bob Hope e Johnny Cash, oggi non abbiamo più jobs (lavoro, in inglese), non c’è più hope (speranza) nè cash (denaro)”. Circola sul web questa immagine, che strappa un sorriso di fronte alle difficiltà economich eche viviamo.
Ho ricevuto nei giorni scorsi questo messaggio del mio amico Andrea Di Tizio, che mi sembra utile condividere.
Su Facebook gira la “battuta umoristica” che ti allego. Non solo secondo me non fa ridere ma la trovo un brutto sintomo di quel virus del disfattismo che tu stesso hai più volte segnalato.
E’ insomma diventato “in”, di moda, quasi obbligatorio, ribadire che non c’è speranza. La trovo una cosa disgustosa.
Nel mio piccolo, come insegnante, tento di combattere questa cosa ma credo che sarebbe necessaria una campagnia in grande stile da parte dei media che invece sono schierati in massa dalla parte del disfattismo (chi li batte nel seguire le mode? forse nessuno).
Non posso aggiungere molto alle sue parole, se non apprezzare il lavoro che svolge come insegnante.
Una cosa però è utile dirla. Non possiamo nasconderci che non viviamo una situazione facile da un punto di vista economico. Nè possiamo evitare di notare che qualche anno fa le cose andavano meglio.
Però la reazione più efficace non è quella di dire che non ci sono possibilità, ma quella di lavorare per sfruttare le possibilità che ci sono.
Serve un surplus di capacità di lavoro, di visione, di sacrificio, di fiducia nella possibilità che i sacrifici vengano ripagati. E’ la molla che ci ha fatto crescere negli anni Sessanta, ad esempio.
Non basta un generico ottimismo, anzi sarebbe sterile. L’ottimismo è infatti la credenza che le cose vadano meglio da sole. Quello di cui c’è bisogno è un atteggiamento positivo, ovvero la capacità di lavorare attivamente per migliorare le cose.
Nel promuovere questo atteggiamento i media di certo hanno un ruolo fondamentale. Altrettanto importante è la funzione che svolge la scuola e sono contento di notare che ci sono ancora persone che nella scuola lavorano per creare non solo cittadini dotati di un adeguato bagaglio culturale ma anche dello spirito giusto per affrontare e vincere le sfide che i nostri tempi ci pongono.