Uno degli slogan più diffusi tra gli indignati scesi in piazza si lamentava contro i privilegi di quel piccolissimo gruppo di banchieri e finanzieri che detengono il potere, e che il 99% della popolazione è costretta a subire i costi della crisi. Il corso degli eventi mette ancora in minoranza quella grandissima parte che voleva manifestare in maniera pacifica; la ribalta appartiene ancora all’1%, costituito questa volta dai black bloc, che organizzatosi alla perfezione è riuscita nell’opera di guerrigliare con le forze dell’ordine e delegittimare l’indignazione di centinaia di migliaia di persone.
Il 15 ottobre 2011 passerà alla storia non per una grandissima mobilitazione di piazza, ma per le macchine incendiate, i negozi distrutti e gli assalti alle camionette delle forze dell’ordine. Oltre a distinguere nettamente i due volti della protesta, la prima analisi critica va effettuata nei confronti delle forze dell’ordine; disperdere le violenze arrecando minor danni possibili ai civili innocenti è stato fatto con diligenza, ma la fase preventiva è nettamente da rivedere. Davvero è stato fatto tutto il possibile per evitare che accadesse tutta questa violenza? I servizi segreti, che negli anni hanno avuto la meglio su movimenti di gran lunga maggiori almeno dal punto di vista quantitativo, hanno adottato misure ritenuti efficaci per scongiurare un simile pericolo per l’incolumità pubblica? Non era possibile fermare al momento della formazione e dell’organizzazione questi attacchi?
Nell’attesa di conoscere i provvedimenti che il ministro degli Interni Maroni prenderà per evitare il ripetersi di queste violenze, ci chiediamo perchè i black bloc hanno volutamente oscurato le ragioni dei manifestanti, arrivando persino al contatto fisico con chi aveva una visione diversa dalla loro. Certo è che questa manifestazione non si poneva obiettivi ben delineati, e che invece, dato il particolare momento storico sarebbe opportuno iniziare a programmare una serie di proposte alternative all’attuale classe dirigente, visto che da destra come da sinistra non sono visibili prospettive di miglioramento. Ma era comunque un momento per far sentire la propria voce, per esprimere la propria opinione e, data la consistenza numerica dei manifestanti e la concertazione con altri 80 Paesi, rappresentava un unicum della categoria. Invece, a prevalere, beffardamente, ancora una volta, è stato quell’1% di facinorosi, che come ben evidenziato da Repubblica, hanno studiato in Grecia le offensive per mettere in crisi polizia e carabinieri.
Il movimento degli indignati però non deve fermarsi qui, non deve darla vinta alla minoranza. E’ necessario proseguire un collegamento delle idee, mettersi d’accordo sulle strategie da portare avanti e sul cammino da intraprendere per cambiare, in meglio ovviamente, il sistema Italia.
P.S. Seguendo la manifestazione in diretta su Rainews 24, mi è capitato di ascoltare la dichiarazione del senatore Alessi Butti(Pdl), componente della commissione parlamentare di vigilanza Rai, che esprimeva:”La diretta degli indignados di Rainews è inaccettabile. Questa travisazione dei fatti offende la storia della Rai”. E’ inammissibile insomma rapportare tutto l’accaduto, scindendo i due tronconi di una pellicola andata in onda a Roma; per il senatore andavano raccontati solo ed esclusivamente gli scontri di Piazza San Giovanni e via Labicana. E’ questa la visione della libera informazione che vogliono proporre gli uomini della maggioranza.