Non si può rimanere indifferenti al sorriso presuntuosamente spocchioso rivolto da Sarkozy ad Angela Merkel in occasione della conferenza stampa indetta, tra le altre cose, anche per annunciare il commissariamento dell’Italia.
Due considerazioni.
Anzitutto, aldilà dello schieramento politico personale, non è stato un bel momento a cui assistere: come riflette Franco Venturini in prima pagina sul Corriere della Sera di ieri, si è trattato di un passo formale estremamente degradante per ogni cittadino italiano, berlusconiano e non.
Purtroppo lo sbertucciamento pubblico, selvaggio ed informale che viene dall’asse congiunto Merkel – Sarkozy, basa la sua realtà d’essere su mancanze evidenti del governo, come il pressoché totale inadempimento delle norme richieste dalla Ue circa il fattore sviluppo e riduzione del debito pubblico.
Nessuna valutazione, se pur corretta, circa le difficoltà italiane, dovrebbe ciononostante sfociare nell’ilarità irrisoria e denigrante come accaduto a Bruxelles due giorni or sono.
Quando succede, è sempre una pessima lezione politica.
In secondo luogo, Sarkozy non è certo Angela Merkel,
Dei dati relativi alla salute economica francese, ne hanno già parlato a sufficienza i quotidiani di oggi.
A me interessa piuttosto riproporre, sulla natura grottesca e di matrice hollywoodiana del divo Sarkò, il pensiero di uno dei più grandi e sottovalutati registi contemporanei, Mathieu Kassowitz, che incalzato in un’intervista dichiarava sprezzante in tempi non sospetti: «Nicolas Sarkozy, che ha fatto la sua apparizione nella vita mediatica francese come una star di Star Academy (vedi trasmissioni come Amici) e che da qualche anno ci intrattiene con dettagli della sua vita privata e delle sue ambizioni politiche, non può evitare di creare un evento ogni volta che i suoi sondaggi si abbassano».
E, dulcis in fundo, una lungimirante analisi circa le sue tendenze caratteriali: «Il ministro de Interni, futuro candidato alle presidenziali, (l’intervista risale infatti al lontano ma non troppo 2005) ha dei propositi che non solo dimostrano la sua inesperienza politica e nei rapporti umani – cose che sono tra loro intimamente legate – ma che mettono in luce anche l’aspetto puramente demagogico ed egocentrico di un piccolo Napoleone in divenire».