La Corte costituzionale, con la sentenza 277 del 21 ottobre, ha finalmente posto fine ad uno dei tanti paradossi della politica italiana, stabilendo l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di Sindaco di un Comune con più di 20.000 abitanti. A sollevare questa questione dinanzi la Consulta, è stato il Tribunale civile di Catania su ricorso di Salvatore Battaglia, nei confronti del sindaco di Catania Raffaele Stancanelli. Quest’ultimo era stato eletto sindaco di Catania, due mesi dopo la nomina a parlamentare del Pdl; adesso Stancanelli avrà due settimane circa per decidere tra la carica di sindaco e quella di parlamentare.
La Corte ricorda che già nell’ultima manovra finanziaria di agosto (D.L. 138/2011 conv. in L. 148/2011) era stata introdotta una norma che stabiliva l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e Sindaco di un Comune con più di 5.000 abitanti o di Presidente di Provincia. Per non incorrere subito in tagli drastici alla politica, di cui si parla spesso ma non s’interviene mai, l’articolo 13 recita così: “Tale incompatibilità si applica a decorrere dalla prima legislatura successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto”. A fare compagnia a Stancanelli, ci sono 6 deputati e 5 senatori che ricoprono contemporaneamente la carica di sindaco di un Comune con oltre 20mila abitanti, senza contare, che come messo in evidenza da l’Espresso qualche settimana fa, ci sarebbero circa un centinaio di parlamentari che occupano le più svariate poltrone negli enti locali, con il duo pdl-lega a fare da apripista.
E pensare che proprio nei giorni scorsi, il segretario del Pdl Alfano, aveva ammonito anche i suoi colleghi a “concentrarsi su un solo incarico” in modo da fare “una cosa alla volta, ma fatta come si deve senza lasciare nulla al caso“. E vuoi vedere che sia stato proprio l’ex guardasigilli a fornire un assist prezioso ai giudici (comunisti!) della Corte nel risolvere giuridicamente la questione dei doppi incarichi?