ITALIABILITYAlluvioni: annaspiamo nell’emergenza

Siamo un Paese in balia delle emergenze: pochi giorni di pioggia riescono a mettere in ginocchio intere comunità a nord come a sud. Come sempre, asciugate strade e lacrime, il dramma viene rimosso,...

Siamo un Paese in balia delle emergenze: pochi giorni di pioggia riescono a mettere in ginocchio intere comunità a nord come a sud. Come sempre, asciugate strade e lacrime, il dramma viene rimosso, coperto da una coltre di silenzio, avvolto da un torpore che si tramuta in sollecitudine solo al verificarsi di nuovi eventi.
E’ successo troppe volte in Veneto come in Liguria, in Piemonte, Sicilia e Campania, tuttavia non abbiamo più alibi dietro cui nasconderci. La sicurezza del territorio è un’emergenza e deve diventare l’obiettivo di un deciso programma d’interventi.
Meno rotatorie e più opere di prevenzione e di mitigazione, ha suggerito di recente il professor Luigi D’Alpaos, ordinario di idrodinamica all’università di Padova. D’Alpaos è uno degli esperti che più hanno studiato la situazione del Veneto e che hanno contribuito all’inserimento anche nel Piano Regolatore regionale di norme per prevenire fenomeni di dissesto idrogeologico tra le casse di espansione e canalizzazioni obbligatorie delle acque in caso di nuove urbanizzazioni.

Gli strumenti normativi e tecnici per un’inversione di tendenza ci sono. Gli enti e le professionalità necessarie pure, è solo questione di scelte, di priorità da definire e da decidere.

Purtroppo, fare interventi per limitare il dissesto idrico e geologico è costoso, faticoso e poco premiante, però è necessario. Secondo il rapporto Ecosistema rischio 2010 di Legambiente l’82% dei Comuni italiani, cioè 6.633, è a rischio. Pensare di mettere in sicurezza anche solo i 327 comuni veneti a rischio costerebbe centinaia di milioni di euro. E’ faticoso perché richiede tempi medio lunghi, per nulla in sintonia con gli attuali tempi della politica. Infine, non offre ribalte facili per quegli amministratori che decidono di lavorare seriamente sulla riduzione del rischio. Spostare abitazioni e imprese, vietare le costruzioni in zone ambientalmente deboli, contrastare l’abusivismo, in Italia non porta consenso. Se si aggiunge che i risultati di una seria azione di contrasto del rischio idrogeologico si percepiscono su scala temporale medio-lunga (oltre i 10 anni), è chiaro come la nostra classe dirigente, principalmente preoccupata del proprio destino a breve termine, sia poco invogliata ad affrontare le emergenze.

Un esempio valga su tutti: Treviso è una delle città italiane con il peggior rapporto tra abitanti e impianti di depurazione e smaltimento delle acque. In sostanza, solo il 28% dei cittadini di Treviso è allacciato alla fognatura. In Italia, solo Catania, Benevento e Imperia sono messe peggio.

Eppure, la vita delle persone, la sicurezza del territorio, la difesa delle nostre case e delle nostre imprese deve diventare una priorità per tutti, Enti locali comunali, provinciali e regionali: se ci sono le idee chiare e la determinazione necessaria le risorse si trovano, si trovano le porte a cui bussare anche in tempi di ristrettezze. E i politici e gli amministratori possono, se vogliono, dare ai cittadini che sono chiamati a servire le risposte che questi si attendono per una qualità della vita migliore, per uno sviluppo realmente sostenibile, per un futuro alimentato dalla fiducia nel nostro tempo, nelle nostre capacità, e anche nelle nostre Istituzioni.

Signor Rossi

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