Sono giorni convulsi, in cui ci svegliamo e, con un occhio ai santi sul calendario di Frate Indovino e l’altro al FTSE Mib, lo spread sui titoli del debito pubblico raggiunge nuovi massimi. La Borsa crolla, l’economia globale si approssima a un’inevitabile recessione; gli economisti producono continuamente stime e tentano di spiegare il processo con modelli e predizioni che si scontrano con la dura realtà.
Pensando al nostro tanto vituperato paese, la forte e isterica instabilità politica del momentum inasprisce questo clima di sfiducia, con effetti potenzialmente devastanti sui consumi delle famiglie.
Buongiorno, insomma!
Per accodarmi ai pessimisti, rincaro la dose con uno studio, di cui ho parlato anche sull’ultimo numero di Newton.
In questo articolo di due ricercatori americani, William Evans (Univesità di Notre Dame) e Tymothy Moore (Università del Maryland), appena pubblicato sul prestigioso Journal of Public Economics, viene offerto un punto di vista curioso su un fenomeno interessante che, se confermato su larga scala, presenterebbe implicazioni politiche non banali.
L’articolo, utilizzando dati raccolti negli Stati Uniti dal 1973 al 2006, evidenzia,infatti, in modo statisticamente robusto, come il tasso di mortalità dei lavoratori aumenti nei giorni immediatamente successivi all’accredito dello stipendio.
In particolare, il rischio di mortalità aumenta di un punto percentuale il giorno dopo la ricezione dello stipendio; cresce nella settimana successiva e si abbassa, stabilizzandosi, nel corso del mese.
Si tratta di un risultato sorprendente per diverse ragioni: innanzitutto, perché smentisce clamorosamente una delle teorie economiche più consolidate, quella del reddito permanente sviluppata dal premio Nobel Milton Friedman.
Secondo tale teoria, individui perfettamente razionali sono in grado di anticipare i flussi di reddito futuro che li caratterizzano e, adeguandosi a essi, tendono a presentare un profilo di consumo stabile nel tempo (si parla, non a caso, di consumption smoothing).
Un secondo aspetto particolarmente curioso è che il fenomeno presenta un andamento stabile nel tempo e tra differenti individui. Nonostante, cioè, l’introduzione della carta di credito e un accesso ai prestiti più agevole per le famiglie, diffusosi negli ultimi anni, l’aumento del tasso di mortalità mostra effetti costanti nel corso dei decenni; e sorprende, inoltre, la regolarità dell’effetto all’interno di campioni diversi (ricchi e poveri, giovani e più anziani, donne e uomini).
Il terzo aspetto inatteso, infine, concerne la natura del fenomeno: la letteratura è ricca di studi medici che mostrano effetti negativi della percezione del reddito sul consumo di sostanze che creano dipendenza (alcool, tabacco e droghe), ma è la prima volta, invece, che viene mostrato un effetto generalizzato sul consumo considerato nella sua globalità e nella quotidianità delle vite umane.
Per scendere un po’ più nel dettaglio dell’analisi, nell’articolo vengono presentati dati su 75 milioni di morti, registrate negli Stati Uniti dal 1973 al 2006. A partire da esse, viene calcolato il tasso di mortalità nelle settimane immediatamente successive al ricevimento dello stipendio. In particolare, sono testati gli effetti di alcune forme di retribuzione:
– lo stipendio ai militari
– viene studiato l’impatto dei pagamenti del Social Security sul reddito dei lavoratori anziani
– viene valutato l’effetto degli incentivi fiscali introdotti nel 2001
– per i cittadini dell’Alaska, viene quantificato l’effetto del pagamento dei dividendi di un programma denominato Permanent Fund
Come detto, gli impatti sono incredibilmente stabili e costanti nel tempo e all’interno di diverse fasce della popolazione. Tuttavia, si registrano alcune peculiarità:
– Nelle contee dove la percentuale di militari è più alta, la mortalità tra le persone in età compresa tra 17 e 29 anni aumenta di circa dieci punti percentuali
– Durante la settimana successiva all’arrivo in busta paga dei crediti d’imposta 2001, la mortalità della popolazione in età lavorativa (25-64 anni) crebbe di 2.5 punti percentuali
– Per i cittadini dell’Alaska, l’accredito dei fondi del Permanent Fund genera un aumento della mortalità di 13 punti percentuali
Per quanto concerne la natura dei decessi, si sono verificati un incremento dell’incidentalità e degli attacchi di cuore.
Quali le possibili cause di un simile fenomeno?
Non dobbiamo pensare a un’irrazionalità dilagante nei giorni immediatamente successivi all’accredito dello stipendio: non si tratta, insomma, di un fenomeno legato alla reazione compulsiva di un soggetto alla disponibilità immediata di moneta.
È piuttosto qualcosa di molto più comune e, forse proprio per questo, di socialmente rilevante: nel momento in cui una persona percepisce reddito, infatti, le attività connesse a tale fatto subiscono una sorta di shock immediato. Il solo fatto di recarsi al centro commerciale, per esempio, per effettuare la spesa, si traduce nell’aumento dei rischi connessi: incidentalità, attacchi di cuore, etc.
Lo studio di Evans e Moore, rilevante da un punto di vista accademico, presenta anche delle implicazioni politiche importanti: se le conclusioni delle ricerca fossero confermate, per esempio, anche nel contesto europeo, la politica economica dovrebbe / potrebbe tenere in conto anche di questo aspetto comportamentale.
In tempi di crisi, un’aumentata propensione al risparmio, analizzata da questo punto di vista, potrebbe essere obiettivo da perseguire anche per motivi di salute.
Insomma, non soltanto dobbiamo risparmiare di più, ma anche stare attenti a quando spendiamo i soldi.
A patto, naturalmente, che ciò non offrisse il destro agli amanti del default, visto che qualcheduno in giro se ne vede, che potrebbero dire: “Vedi? Prendi meno soldi in busta paga e ti allungo la vita”.
Va bene che pecunia non olet, ma ora ci si mette pure che pecunia dolet…