A Napoli il Partito Democratico provinciale va verso il Congresso, forse il più difficile della sua breve storia. Attualmente commissariato dopo il “pasticiaccio brutto” delle primarie, Il PD napoletano ha diversi punti sui quali confrontarsi e ragionare.
Dopo la lettera pubblicata da Repubblica dell’attuale responsabile alla comunicazione Francesco Nicodemo, dove vi è una chiara “strigliata” affinchè il congresso abbia una sua trasparenza e si orienti a rilanciare un partito allo sbando, Gennaro Prisco, Ernesto Paolozzi, Salzano Salvatore propongono, un po’ provocatoriamente, un congresso senza tessere per primarie senza ricevuta.
L’appuntamento per discuterne è fissato il giorno 11 novembre 2011, a Santa Maria la Nova, nel centro storico della città, alle ore 17.00. L’assemblea dei democratici napoletani chiederà, al Commissario della federazione napoletana e all’esecutivo provinciale appena definito, di convocare un congresso Politico senza tessere per mettere al centro della propria analisi politica le questioni sociali autentiche che in negativo e positivo condizionano le pulsazioni della città di Napoli. Intanto però se ne discute già online sul gruppo facebook dell’assemblea.
Ecco il testo del comunicato stampa:
Il Partito democratico napoletano è un partito che vive dei rancori del secolo scorso, frutto di uno stare insieme contabile e non politico. Fatti che ci fanno dire che è un partito che non cresce.
Mario dice: dovremmo parlare della città, dell’Italia, dell’Europa del fallimento della globalizzazione in senso liberista. Una globalizzazione che non prevede il glocale, cioè le radici del mondo.
Patrizia ha scritto che se il Pd napoletano si decidesse a nutrirsi della realtà, si iscriverebbe. Lei alle primarie votò per l’elezioni del segretario nazionale Bersani e pensa che il Segretario nazionale stia guidando con mano ferma un partito un po’ scassato nella tempesta attuale affidando compiti di direzione alle generazioni che dovranno costruire il futuro.
Patrizia ha colto il senso della nostra richiesta. Noi chiediamo al Pd, a tutto il Pd, di spiegarsi gli accadimenti. Senza il masso del passato al collo. Ciò che è accaduto a Napoli è sotto gli occhi di ognuno di noi: una crisi di nervi collettiva ha cambiato gli equilibri del potere in città e ancora prima in Regione.. A Napoli De Magistris ha sconfitto centrodestra e centrosinistra. Alla stessa misura. Come accadde già con Caldoro. E’ il nuovo che avanza. Non a caso, il Sindaco e il Governatore, sono stati definiti i gemelli diversi.
Il gemello De Magistris ha goduto, al ballottaggio, del nostro consenso. Lo votammo per rispettare la scelta espressa della maggioranza dei cittadini che chiedeva di non consegnare la città alla destra, a questa brutta destra napoletana. Ci siamo comportati come dovevamo, ma non l’abbiamo votato per il suo programma rivoluzionario che tende a svuotare la rappresentanza istituzionale e a riempire gli auditorium per dare spazio alle Assemblee del Popolo. Populismo allo stato pure. Che secondo noi va contrastato, non subito, chiedendo il rispetto delle Istituzioni e le procedure democratiche che determinano la composizione delle assemblea e le funzioni degli eletti direttamente dal Popolo, in questo caso sovrano.Un Assise Politica che sia gestante di risposte politiche, come afferma Mauro, che accetti il pensiero divergente, che sia d’incontro con la complessità di una città che ci ha punito perché noi non abbiamo saputo realizzare le sue speranze e le sue ambizioni. Una città che ha sorpreso se stessa e l’Italia eleggendo Sindaco un magistrato conosciuto come intransigente sui temi della legalità. Il problema dei problemi che aveva bruciato anche le Primarie del centrosinistra e amareggiato gli iscritti e gli elettori democratici che sotto la pioggia, in 45 mila, si recarono nei seggi a votare.Un Assise Politica che affronti i temi dello sviluppo economico, della dignità del lavoro, dei diritti civile, della partecipazione alle scelte, delle risorse comuni, dell’istruzione, delle funzioni urbane, delle capacità creative, del paesaggio per vincere la miseria che è il nutriente che fa forte i clan camorristici.Una discussione senza tessere, che Ernesto immagina aperta al contributo dei circoli, dei militanti, degli elettori, della diaspora democratica. Un Assise che faccia emergere profili democratici contemporanei in grado di interpretare al meglio, nel nostro campo politico, la sfida al populismo radicale di sinistra, riaffermando la centralità dei partiti organizzati come luogo di formazione della mediazione sociale. Ciò di cui Napoli ha bisogno.
Gennaro Prisco, Ernesto Paolozzi, Salzano Salvatore, Domenico Posca