Che con il nuovo governo il clima sia cambiato anche e (per ora) soprattutto nei talk-show è ampiamente riconosciuto. Se ne è avuta prova ieri su LA7 dove ad “Otto e mezzo” è comparso un signore che da decenni non va mai in televisione, ovvero il Professor Giuseppe De Rita, presidente del Censis, il sociologo che da tempo immemorabile racconta l’Italia “così com’è” senza occhiali ideologici e senza compiacenze per il “pensiero unico dell’informazione”. Alla domanda se con il nuovo assetto sarebbero cambiati i talk-show, il loro tono urlato e la contrapposizione “militare”, con il suo quieto ragionare De Rita ha risposto di “No”. Perchè – ha spiegato a un’inorridita e seccata Lilli Gruber – la formula del contenitore televisivo replica sempre l’invenzione del “Processo del lunedì” di Aldo Biscardi e che la metafora delle chiacchere sul calcio applicata ovunque (anche alla politica) aveva creato negli italiani un’assuefazione alla rissa nella quale pure gli attuali conduttori sguazzavano tutt’ora. E il sociologo lasciava capire con educazione che ne erano felicemente e volutamente prigionieri.
E tuttavia in qualche minuto e con poche pennellate De Rita disegnava un persuasivo scenario del Paese: con un governo degli “ottimati” necessario per l’emergenza e chiamato a supplire all’eclissi della borghesia, ovvero di quel ceto medio più agiato che però si era seduto negli anni nell’esclusivo interesse individuale senza fare il “salto di qualità” verso la gestione complessiva delle sorti collettive dell’Italia. Vittima consenziente di quel “soggettivismo etico” di lungo periodo, di cui il berlusconismo era stato l’ultima e più sfacciata onda da cavalcare.
Forse questo ciclo (che secondo De Rita affonda le sue origini in mezzo secolo fa) si va esaurendo. La sfida che sta davanti a tutti (governo Monti compreso) è quella di diventare “enzima” di una stagione diversa, dove si manifesti un impegno condiviso, anche per esorcizzare l’umiliazione nazionale patita dagli altri partners internazionali verso l’Italia. Una scommessa unitaria e altresì generazionale che De Rita ha ben presente: ma, conoscendolo da una vita, credo che ritenga difficile che passi attraverso lo strumento di comunicazione di “questi” talk-show.