Dovrebbero, per regolamento, fare in modo che ci sia sempre qualcuno sui campi da rugby. Anche quando cala una nebbia fittissima e correndo in meta, uno non si accorge di aver superato la linea di fondo campo.
Percorrere un tratto di strada, passare accanto ad un campo lasciato inabitato e sentire la solitudine che porta a pensare quanto sarebbe bello parcheggiare e mettersi a giocare e scivolare sull’erba umida. Fortuna che c’è sempre quello di dietro che va di clacson per ricordare che non si è da soli, su quel tratto di strada.